Tra gli anni Cinquanta e Sessanta furono i paparazzi i veri protagonisti della Dolce Vita, periodo in cui nella capitale esplodeva la voglia di vivere e di godersi la vita. Sono stati loro a narrare quell’epoca in cui i giornali davano grande spazio alle celebrità di quei tempi e il racconto delle loro vicissitudini veniva scandito dalla grande quantità di fotografie disponibili. Perché era l'immagine la vera protagonista: zero articoli, solo un titolo che potesse inquadrare al meglio quello che oggi chiamiamo comunemente "Gossip".

Il ruolo dei paparazzi nella Dolce Vita

Ai tempi i paparazzi ricoprivano un ruolo che nella società di oggi è dominato dal mondo dei social: erano al centro del gossip, presenziavano agli eventi più importanti e prontamente immortalavano qualsiasi pettegolezzo con la loro macchina fotografica.

La concorrenza per accaparrarsi gli scatti più interessanti era tanta, visto che venivano rivenduti ai rotocalchi più famosi a caro prezzo ed è proprio per questo motivo che nei fotografi di cronaca rosa è sorta l'anima del "paparazzo". L'obiettivo era ottenere esclusive, con scatti privati delle celebrità, per questo iniziarono i primi inseguimenti e le provocazioni ai divi di quell’epoca. Via Veneto a Roma era il fulcro della Dolce Vita e veniva assediata dai paparazzi pronti a rubare con uno scatto qualsiasi attimo.

Quando una celebrità veniva immortalata in un momento intimo, era solita chiedere al fotografo il rullino con i negativi. Le leggende della Dolce Vita narrano che spesso i paparazzi consegnavano al personaggio famoso un rullino vuoto, dopo aver abilmente nascosto quello “incriminato". Pare che Tazio Secchiaroli, uno dei principali fotografi della Dolce Vita, per nascondere i rullini originali avesse fatto un accordo con un edicolante di via Veneto.

La vita del paparazzo fonte d’ispirazione per Federico Fellini

La celebrazione della Dolce Vita arrivò anche con il film omonimo di Federico Fellini uscito nel 1960, che portò lo spirito della bella vita della capitale in giro per tutto il mondo. È proprio da questa pellicola nacque la parola "paparazzo", infatti era il cognome del fotoreporter protagonista del film.

Fellini costruì il suo personaggio grazie soprattutto ai racconti dei fotografi più celebri di quei tempi, come lo stesso Tazio Secchiaroli e Carlo Riccardi, quest’ultimo rimasto nella storia per essere stato il primo a fotografare Greta Garbo in Italia.

Il regista spesso dichiarava di non essere un frequentatore di via Veneto, addirittura decise di ricrearla in studio, invece di effettuare le riprese sul posto. La vera fonte d’ispirazione per il regista non fu però la bella vita vissuta nella capitale, bensì la Dolce Vita vista dagli occhi di un paparazzo. Gli avrebbe voluti anche nel suo film, ma lo stesso Secchiaroli rifiutò.