Giugno è alle porte, ed è tempo di pensare alle tanto agognate vacanze. Sono milioni le persone che, in tutto il mondo, si stanno preparando a partire, pronte a scoprire posti nuovi, a conoscere culture differenti e ad allontanarsi dalle ansie lavorative e dallo stress del quotidiano per godersi un po' di meritato relax. Per chi è stufo delle solite vacanze nei villaggi turistici, questo è il momento giusto per pensare a qualcosa di alternativo.

L'ONU ha annunciato che il 2017 è l'Anno Internazionale del Turismo sostenibile, e per sostenerlo sono in programma diverse iniziative.

Il 15 febbraio, a tal proposito, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha inaugurato ufficialmente l’Anno dei Borghi. Quest'evento punta ad incoraggiare il cosiddetto "turismo lento", rispettoso dei territori e delle culture locali.

Inoltre il 19 maggio inizierà il festival di IT.A.CÀ Migranti e Viaggiatori, che quest'anno partirà da Bologna, per concludersi a Monferrato il 20 ottobre. La manifestazione, giunta alla nona edizione, si svolgerà in 10 diverse città tra Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Trentino.

Ma in cosa consiste il turismo responsabile? E perché è importante incoraggiare questo tipo di vacanza?

L'insostenibilità del turismo tradizionale

Al giorno d’oggi, le vacanze sono divenute un vero e proprio passatempo di massa: ormai tutti possono viaggiare, soprattutto grazie alle nuove tecnologie e all'abbassamento dei prezzi dei trasporti.

I viaggiatori possono recarsi ovunque (visti e passaporti permettendo), anche nelle località più lontane ed "esotiche", permettendosi viaggi in mezzo al deserto o nel centro dell'Amazzonia.

L'industria del viaggio è, infatti, divenuta una delle più lucrative al mondo, tant'è che, come sostiene l'antropologo Canestrini: "con le altre cinque industrie - armi, elettronica, automobili, droga, petrolio - il turismo si contende il primato mondiale, e grazie al suo indotto le sta superando tutte".

Per rendersi conto dell'importanza del turismo nella società attuale, basti pensare che questo mercato ha un impatto talmente influente che può portare alla creazione di strutture e investimenti specifici, in grado di cambiare la struttura di interi paesi. E proprio per questo motivo, in molte realtà il turismo è la principale fonte di ricchezza, avendo sopravanzato altri settori economici quali l'agricoltura e l'industria.

Tutto ciò avviene perché, grazie a questo mercato, si amplia il commercio, si creano nuove opportunità lavorative, si ha un aumento dei redditi: vi è, insomma, un miglioramento generale della qualità della vita delle nazioni che ospitano costantemente viaggiatori.

Questa situazione, purtroppo, non si verifica dappertutto, soprattutto se si fa riferimento agli Stati del cosiddetto "sud del mondo", dove troppo spesso il turismo diviene sinonimo di sfruttamento. Ne è un esempio il fenomeno della "fuga del reddito" (in inglese leakage): la maggior parte delle entrate economiche derivanti dal turismo non rimane nei paesi che accolgono i viaggiatori, ma va ad arricchire le realtà da cui provengono i turisti, ovvero gli Stati più sviluppati, dov'è concentrata la maggior parte delle imprese del settore.

Si tratta di un fenomeno preoccupante: secondo i dati riportati dall'associazione AITR (associazione italiana turismo responsabile), realtà come il Kenya, le Seychelles, lo Sri Lanka e il Gambia ricavano meno del 50% dalle entrate totali legate al turismo. Ciò significa che i reali beneficiari sono, solitamente, esterni al paese interessato, e questa piaga non fa altro che accrescere gli squilibri tra nord e sud del mondo.

Inoltre il turismo di massa crea problemi non solo economici, ma anche ambientali: ormai sono sempre di più gli enti - soprattutto nel mondo del no profit e della società civile - che denunciano gli effetti negativi delle vacanze "mordi e fuggi", che risultano rischiose per l'ambiente e per il patrimonio culturale.

Se non viene gestito in maniera ottimale, il turismo può infatti diventare una minaccia per l'ecosistema del luogo, creando ingenti danni per il territorio.

Il turismo responsabile

Per tutti questi motivi, a partire dagli anni '70/'80 si è sentita l'esigenza di creare un'alternativa in risposta al turismo di massa, promuovendo vacanze alternative, che non tendono a sfruttare e a rovinare il territorio ma, al contrario, consentono di contribuire allo sviluppo umano, sociale, ambientale e civile delle persone e dell'ambiente.

Questo tipo di turismo cerca di coniugare la domanda dei viaggiatori ad un insieme di valori molto più ampio: si tratta di un modo di viaggiare che non solo cerca di attutire gli impatti economici, ambientali e socio-culturali negativi, ma che cerca di "ribaltarli", trasformando il turismo in un possibile mezzo di miglioramento per il viaggiatore e per il Paese ospitante.

Non ci si limita a non inquinare, ma ci si impegna a salvaguardare quegli spazi, ad evitare le strutture che sfruttano la popolazione locale e, soprattutto, si punta alla creazione di nuove opportunità per il futuro.

I viaggi di turismo responsabile sono più che una semplice vacanza: rappresentano un’opportunità concreta di attivismo per il pianeta e anche di scambio interculturale. Grazie a questo nuovo fenomeno, infatti, i turisti possono contribuire attivamente a sostenere lo sviluppo delle comunità locali, e queste ultime hanno modo di essere protagoniste del mercato, valorizzando le proprie tradizioni e culture.

Grazie anche alle iniziative intraprese quest'anno per informare su questo tipo di vacanza, stanno diventando sempre più numerosi coloro che (italiani compresi) scelgono l'etica come elemento fondamentale del loro viaggio.