La Juve è sempre in tournée in Australia, ma a Torino, in corso Galileo Ferraris, non se ne stanno con le mani in mano. Dopo i primi colpi estivi, la società bianconera porta a casa un altro gioiellino: Marko Pjaca, talento croato classe '95 strappato alla Dinamo Zagabria. Fino a poco tempo fa, Marko era sconosciuto ai più, ma nell'ultimo Europeo non ha perso l'occasione per mettersi in vetrina, e difatti è arrivata puntuale la chiamata dei penta campioni d'Italia.

Tatticamente sarà una sorpresa, un jolly, uomo perfetto per compensare il faticoso addio di Cuadrado sulla fascia destra, ma freccia utile anche sulla corsia opposta; quindi indifferentemente propenso sia a destra che a sinistra (forse meglio in quest'ultimo ruolo per rientrare col destro, ma chissà).

Non solo, probabilmente si giocherà le sue chance anche come seconda punta nel consueto 3-5-2 di Allegri, ove mai si decidesse di non apportare modifiche al modulo che ha portato innumerevoli soddisfazioni ai bianconeri.

Ma in una eventuale rivoluzione in 4-3-3 o addirittura in un 4-3-1-2, il "neo pupillo" dei tifosi non sfigurerà di certo in un ruolo di trequartista o ala offensiva, d'altronde le doti non mancano: enorme tecnica abbinata alla personalità, rapido con le sue lunghe leve, capace di destreggiarsi nel dribbling stretto in maniera notevole; addirittura da prima punta, quando è stato chiamato in causa, ha fatto la sua sporca figura. Verticalizzazioni, tagli in mezzo al campo, da una parte all'altra del rettangolo verde, accentramenti dalle corsie di gioco, uno contro uno.

Questo sappiamo di Marko Pjaca, ultimo talento in ordine di arrivo in casa Juve, che non mancherà di sorprenderci, e che soprattutto potrà tornare molto utile alla causa bianconera, per il presente e per il futuro; un giovane jolly croato che ad alcuni ricorda il vecchio Nedved, ad altri, per movenze, addirittura Kakà, ma questi paragoni lasciano il tempo che trovano. Pjaca, il nuovo numero 20 con la casacca bianca e nera, farà la sua strada, il suo percorso, ed ora è già a Torino per vincere tutto, specie quella coppa dalle grandi orecchie.