Entrambe le 'teste' dei colpevoli sono cadute. Giampiero Ventura non si è dimesso la sera stessa della clamorosa eliminazione della Nazionale Italiana nelle qualificazioni Mondiali, ma ha ricevuto il benservito dalla FIGC incassando la dovuta buonuscita. Sebbene diversa nei termini, l'uscita di scena di Carlo Tavecchio dai vertici della Federcalcio è stata comunque simile: è rimasto aggrappato fino alla fine alla sua poltrona, ha rilanciato con progetti di 'ricostruzione', facendo nomi e cognomi di papabili tecnici da mettere sulla panchina azzurra.

Nel corso di una settimana le sue certezze sono venute meno e quella 'non sfiducia' manifestata nel summit convocato 48 ore dopo Italia-Svezia è diventata una sfiducia in piena regola. Già alla vigilia del Consiglio Federale, Tavecchio ha compreso di non avere i numeri e si è arreso all'evidenza: si è dimesso perché prossimo alla bocciatura, senza un dignitoso "ho fallito, passo la mano". Nessuno ha salvato il posto, nessuno ha salvato la faccia.

Serie A e diritti TV, Tavecchio ha ancora un ruolo chiave

Ma da qui alla fine di uno dei mesi più travagliati della storia del calcio italiano, Carlo Tavecchio conserva sempre un ruolo chiave. Non dimentichiamo che l'ex presidente federale resta comunque commissario della Lega di Serie A e lo sarà fino al 27 novembre.

La sua gestione sarebbe scaduta lo scorso 31 ottobre, ma il 16 dello stesso mese, quando è stato approvato il nuovo statuto che rappresenta uno dei pochi successi dell'ex presidente federale, è stato deciso di prorograre per un altro mese la gestione commissariale. Il 27 novembre rappresenta una data fondamentale per la serie A e per l'intero calcio italiano: tra i punti all'ordine del giorno della prevista assemblea di Lega, infatti, figura anche l'approvazione del secondo bando dei diritti tv del massimo campionato per il periodo 2018-2021.

L'importanza di questa partita oscura addirittura il play off iridato con la Svezia, in ballo c'è un miliardo di euro: la cifra che la Lega si augura di incassare dalla vendita dei diritti audiovisivi. La tensione è altissima, perché c'è in gioco il futuro dell'intero sistema calcio che dipende a doppio filo da questo bando frutto della gestione Tavecchio nel suo ruolo temporaneo di guida della Lega A.

La scorsa estate la fumata era stata nerissima, il primo bando era stato annullato ed in tal senso era risultato decisivo il passo indietro di Mediaset.

Il primo bando andato in fumo

Il Biscione, lo scorso giugno, non aveva presentato alcuna offerta all'asta per i dritti TV contestando la tipologia del bando che, tra i criteri di assegnazione, vietava la concessione dello stesso pacchetto di gare a più emittenti. Una concessione in esclusiva che secondo Piersilvio Berlusconi era "contraria ai principi di libera concorrenza" e "penalizzante per l'utenza priva di scelta sul pacchetto commerciale da acquistare". Sky aveva invece offerto 440 milioni di euro, cifra ben lontana dal miliardo auspicato da Carlo Tavecchio, ragion per cui si era deciso di annullare la gara e modificare il bando.

L'offerta originaria comprendeva le partite delle prime quattro squadre per bacino d'utenza dei tifosi italiani: Juventus, Inter, Milan e Napoli che, insieme, ne costituiscono quasi il 70 %, oltre che quelle delle tre neopromosse.

La modifica di Infront

Pertanto la modifica apportata da Infront, advisor della Lega Calcio, consiste nell'inclusione delle gare di tre o quattro squadre definite 'di media classifica' e va a ricrerare in buona sostanza l'offerta che Mediaset Premium propone ai propri utenti. L'amministratore delegato di Infront, Luigi De Siervo, ha apportato il correttivo per fare uscire Mediaset allo scoperto e capire le reali intenzioni del gruppo televisivo lombardo. Ma a conti fatti, indipendentemente dalle prossime mosse del Biscione, sembra invero difficile giungere alle somma prospettata dalla Lega e qui, purtroppo, la questione è abbastanza seria.

Serie A: quanto incidono i diritti TV?

Sebbene i diritti TV siano ormai una fonte di sostentamento fondamentale in tutti i campionati del vecchio continente, in Italia sono addirittura vitali. Soltanto nel 2016, infatti, il fatturato dei diritti audiovisivi nel Belpaese è stato di 1.190 milioni di euro su 1.917 di fatturato totale: il 62 %. Altre componenti, come la sponsorizzazione commerciale e gli incassi da stadio, hanno inciso per il 27 e per l'11 %. In nessun altro campionato la fetta è così ampia: in Premier Legue e nella Liga spagnola costituisono, rispettivamente, il 53 ed il 51 % del fatturato complessivo; nella Ligue 1 francese il 44 e nella Bundesliga tedesca il 34 %. I dati sono estrapolati dal report Deloitte 2017 e se li rapportiamo ai club possiamo citare l'esempio della Juventus il cui fatturato dipende per il 57 % dai diritti TV, per il 30 % dagli sponsor e per il 13 dagli incassi dello Stadium.

Il club con il più alto fatturato in Europa è il Manchester United i cui introiti legati ai diritti televisivi sono 'appena' 188 milioni su 689 totali, il 27 % dei ricavi complessivi.

Il canale della Lega

Pertanto dobbiamo augurarci che, con l'uscita di scena di Tavecchio anche dal ruolo di commissario di Lega, non si vengano a create 'vuoti di potere' e ci sia una guida solida in vista di questo appuntamento. Ribadiamo che non sarà facile arrivare ad 1 miliardo di euro e nel caso in cui anche questo bando debba andar male, ci sarebbe il piano B di un canale della Lega. Stando alle indiscrezioni, nei prossimi giorni De Siervo incontrerà le banche che potrebbero finanziare l'iniziativa, anticipando il famoso miliardo di euro: questo, ovviamente, in caso di fallimento della vendita pubblica dei diritti.

Tra gi istituti di credito interessati ci sarebbero Intesa Sanpaolo, Merril Lynch e Jp Morgan. Il canale a pagamento sul modello NBA potrebbe rivelarsi una soluzione vincente, ma come tutte le soluzioni che nascono a lungo termine, avrebbe bisogno di essere studiato nei minimi dettagli (costi e ricavi sono ancora da verificare) invece di essere prospettato come soluzione 'tampone'. Il rischio è quello di bruciare l'iniziativa se fatta partire in maniera frettolosa solo come alternativa, con tutte le conseguenze del caso. A conti fatti, 'superficialità' sembra proprio la parola d'ordine del calcio italiano. Con una vera progettualità, probabilmente, ci si troverebbe dinanzi a Federazione e Leghe con una guida stabile: paradossale, infatti, che le due maggiori Leghe siano sotto gestione commissariale e che la FIGC stia seguendo lo stesso destino.

Con serie riforme adottate solo qualche anno fa, quando era chiaro che il giocattolo si stava rompendo, probabilmente ci si ritroverebbe in attivo, con stadi adeguati e, magari, anche con una Nazionale ai Campionati del Mondo.