Non un periodo felicissimo per Whatsapp Messenger. Il famosissimo servizio di messaggistica, appartenente a Mark Zuckerberg, è stato infatti ancora una volta ripreso dall'Antitrust. Secondo quest'ultimo, le disposizioni prese dai vertici dall'app di messaggistica per eccellenza vanno contro i diritti dei consumatori. Nel dettaglio, secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, alcuni "vincoli" contrattuali non sono congrui alle norme vigenti in materia. L'Antitrust "accusa" il servizio di messaggistica di essere stato troppo "generico" e "ampio" nella definizione di alcune condizioni di contratto.

Il riferimento va ad alcune "clausole" poco corrette secondo l'Antitrust. Si tratta per esempio dell'autorizzazione che si da (al momento della sottoscrizione dei consensi per poter scaricare e usare l'App) a WhatsApp di poter interrompere il servizio senza alcun tipo di preavviso o giustificazione verso l'utente. Viene inoltre contestata la possibilità che ha il servizio di messaggistica di introdurre modifiche economiche senza preavviso al consumatore.

WhatsApp e i problemi con la privacy

Una serie di verifiche da parte dell'Antitrust, ha messo in risalto le "mancanze" riscontrate dall'App di Mark Zuckerberg appena citate. Cosi, il garante della concorrenza ha invitato il servizio di messaggistica (appartenente a Facebook) di avvisare tutti i propri utenti, in modo chiaro ed esplicito, delle condizioni di contratto che gli stessi hanno sottoscritto (spesso prestando poca attenzione a quanto concesso).

L'AGCM ha cosi "consigliato" a WhatsApp di pubblicare un apposita sezione sul proprio sito web, contenente tutte le varie condizioni contrattuali - nel dettaglio - accettate in precedenza.

Nessuna risposta dai vertici Facebook

Nessuna risposta dai vertici Facebook che detengono anche l'App di messaggistica. Gli stessi sostengono infatti di aver ricevuto tale avviso a luglio del 2017, inviato però dall'Antitrust a maggio dello stesso anno.

Adesso, l’AGCM vuole "punire" WhatsApp, ricorrendo ad un procedimento pecuniario che dovrebbe portare la compagnia a versare circa 50 mila euro nelle casse dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Nonostante la cifra non è elevata, WhatsApp non ha intenzione di pagare, con le netta sensazione che la stessa possa richiedere l'annullamento del provvedimento preso.

Non ci resta dunque che attendere le nuove "mosse" di WhatsApp, considerata da molti l'applicazione del secolo.