Continua l'odissea di Ghoncheh Ghavami, avvocatessa irano-britannica di 25 anni, che la polizia iraniana arrestò il 20 giugno di quest'anno insieme ad un gruppo di almeno 12 donne, che erano impegnate in una protesta dinanzi al Palazzetto dello Sport, all'interno del quale si giocava la partita tra l'Iran e l'Italia di World League . In Iran la legislazione vieta alle donne di essere spettatori in eventi sportivi. Ghoncheh era stata condotta in prigione per poi essere lasciata libera. Ritornata presso la stazione di polizia per rientrare in possesso dei suoi effetti personali, i poliziotti presenti procedettero in un nuovo arresto, senza fornire nessuna spiegazione.
L'accusa
A giugno, il generale Esmail Ahmadi Moghaddam e capo della polizia nazionale, dichiarò esplicitamente che non era consentito che le donne fossero presenti negli stadi, in quanto luogo di comportamenti osceni compiuti da uomini entro il contesto sportivo. Ma l'agenzia Isna ha pubblicato una dichiarazione del portavoce Gholamhossein Mohseni-Ejeie, il quale sostiene che gli inquirenti sono attivamente impegnati ad approfondire il caso di Ghoncheh Ghavami e che, comunque, si tratterebbe di un arresto non collegato ai fatti avvenuti intorno al Palazzetto dello Sport. Dichiarazioni ufficiali che si contraddicono lasciando gli osservatori sconcertati. Ormai sono trascorsi circa 80 giorni dall'arresto della donna-avvocato e ancora non sono stati resi noti i motivi del perché la polizia iraniana abbia provveduto all'incarceramento di Ghoncheh Ghavami.
La difesa
A difendere l'arrestata è l'avvocato Mahmoud Alizadeh Tabatabaie che ha evidenziato come sia difficile la situazione della sua cliente, soprattutto perché non sono stati formalizzati capi d'accusa e la detenzione continua ad essere prolungata nel tempo.
Sono questi motivi, per l'avvocato difensore, buoni per sottoporre il caso all'attenzione di Hassan Rouhani, attuale capo del governo iraniano. È noto come proprio Rouhani si sia dichiarato contrario alla legge che impedisce alle donne l'accesso a manifestazioni sportive maschili ed è favorevole ad una politica di apertura all'ingresso delle donne nella vita politica, sociale e culturale dell'Iran.
Una posizione, quella del capo del governo iraniano, che potrebbe favorire una felice conclusione dell'odissea di Ghoncheh Ghavami.
La petizione
Anche la famiglia di Ghoncheh, attraverso il fratello Iman Ghavami, si sta muovendo con Amnesty International, che ha denunciato che non è stato permesso all'avvocato Mahmoud Alizadeh Tabatabaie di vedere la sua cliente in carcere e di non aver avuto ancora accesso al suo fascicolo.
Il fratello, attraverso una petizione di raccolta firme lanciata in rete, ha dichiarato che la sorella aveva raggiunto l'Iran per rivedere la propria famiglia e per svolgere l'incarico di insegnare letteratura ai bambini abbandonati in strada per conto di una associazione benefica. Pertanto la sorella non doveva essere né arrestata né imprigionata. L'arresto compiuto dalla polizia iraniana sarebbe soltanto un tragico malinteso.