Charlie Hebdo, in uscita domani il nuovo numero. Ci si aspettano 3 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Eccezionalmente, Charlie Hebdo uscirà anche in Italia, in allegato a Il Fatto Quotidiano. In copertina, resa nota da un tweet di Libération, un'altra vignetta su Maometto. Questa volta il Profeta piange e regge il cartello "Je suis Charlie". A coronare il tutto, la scritta "tout est pardonné", tutto è perdonato. Una scelta audace, ma non provocatoria. Anzi. Un messaggio molto maturo, che non lascia spazio a inutili generalizzazioni. Ma che si rifiuta di cedere alla violenza contro la libertà di espressione.

Ma subito iniziano le polemiche. Secondo alcuni la strage al Charlie Hebdo poteva e doveva essere evitata. I fratelli Kouachi erano infatti già da tempo sulla lista nera dell'intelligence americana perché sospettati di terrorismo. Ma la Francia si è comportata come se nulla fosse. Nessuna precauzione è stata presa. Nessun provvedimento per prevenire attacchi ad un obiettivo già da tempo individuato.

I vignettisti di Charlie Hebdo erano sulla lista nera di Al Qaeda già da tempo. C'è chi dice persino che avrebbero dovuto smettere di provocare. E invece Charb, Cabu, Wolinski e gli altri non si sono fermati. E hanno pagato. Con la vita. Hanno pagato perché credevano nella libertà di espressione.

Nel diritto di dire ciò che pensavano, anche a costo di offendere qualcuno. Anche a costo di risultare scomodi.

Charlie Hebdo, il dramma dell'ipocrisia

Tanta la solidarietà internazionale al periodico francese. Donazioni, marce, dichiarazioni pubbliche e hashtag messi un po' a sproposito ovunque. Giornalisti e personalità pubbliche non hanno esitato a mostrarsi affranti per l'accaduto.

Gli stessi che querelano comici e umoristi. Perché a nessuno piace venire punti sul vivo. Ma la satira è proprio questo. Esagerare. Prendere in giro. Ed è giusto che sia così. Non esiste nessun "se la sono cercata". Dicendo questo, ci rendiamo complici dei loro assassini. Lo siamo ogni volta che preferiamo essere buonisti e tacere, piuttosto che rischiare di infastidire qualcuno.

Ogni volta che critichiamo qualcuno perché ha espresso la propria opinione. Senza eccezioni.

"La libertà di ridere senza alcun ritegno la legge ce la dà già, la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova." Ecco cosa scriveva Charb in un editoriale del 2012. Per chi poi non desidera sentire questa campana la soluzione c'è. Non ascoltarla. Questo è il succo della libertà di espressione.

Troppo comodo piangere adesso. Ognuno di noi deve fare una scelta. Qual é la vostra? Diventerete complici o anche voi sarete davvero Charlie?