Un articolo a firma di Sara Lucaroni su l'Espresso racconta la storia di Abu Shujaa, un "padre coraggio" che da anni si impegna per salvare la vita alle ragazze vittima della tratta delle schiave, che finiscono per essere vendute ad aguzzini che le utilizzano come serve e le costringono ad avere rapporti intimi. Ragazze che spesso finiscono in vendita su applicazioni per smartphone come Telegram, dove gli uomini dell'Isis organizzano vere e proprie 'aste' di prigioniere di guerra, trattate alla stregua di capi di bestiame.

La tratta delle schiave sui gruppi Telegram

L'inchiesta rivela gli sconcertanti dettagli di come funziona il moderno mercato delle schiave, che avviene tramite il web, utilizzando programmi come Telegram. Abu Shujaa mostra alla giornalista dell'Espresso uno di questi gruppi, dove gli aguzzini avevano pubblicato le foto di alcune donne pronte per essere vendute per poche centinaia di dollari. Si tratta di donne di origine yazida, prigioniere di guerra rese schiave e deportate a Raqqa, considerata la capitale siriana dell'Isis.

Shujaa insieme ad un gruppo composto da 35 persone si occupa di trattare il rilascio di oltre 3700 donne e bambini che dall' agosto del 2014 sono finiti nelle mani degli jihadisti, rapiti durante la battaglia di Sinjar, un vero e proprio bagno di sangue per la popolazione yazida.

Popolo yazida, secondo l'Onu è in corsoun genocidio

Da quando gli uomini di Al Baghdadi hanno iniziato a dilagare in Iraq la popolazione yazida ha pagato un tributo di sangue altissimo. Secondo alcune stime sono almeno 15.000 i membri della comunità uccisi, mentre numerose donne sono state rese schiave, ed i bambini rapiti vengono indottrinati e manipolati per indurli a compiere azioni kamikaze.

Nei territori a nord-ovest dell'Iraq negli ultimi mesi sono saltate fuori 72 fosse comuni, e la situazione è tale che alcuni mesi fa le Nazioni Unite hanno parlato di "genocidio di corso" riferendosi a questa minoranza religiosa.

La rete che prova a salvare le ragazze

Da quando ilgruppo diAbu Shujaaè operativo sono riusciti a mettere in salvo circa 500 donne: in alcuni casi riescono ad organizzarne la fuga, mentre in altri vengono ricomprate dalle loro stesse famiglie.

Shajaa ha numerosi profili social e quattro telefoni sempre accesi e segue costantemente le varie trattative.

Da quando ha iniziato ad occuparsi di liberare le ragazze ha speso di tasca sua oltre 70mila dollari, ha visto morire 17 suoi collaboratori, e sulla sua testa pende una taglia di 500mila dollari offerta dal Califfato, che lo considera un acerrimo nemico da eliminare. Ma nonostante sia ricercato dalle milizie di Al Baghdadi, è entrato e uscito dal territorio controllato dall'Isis una ventina di volte, rischiando la vita nel caso che fosse fermato ed identificato dai miliziani.