Pause caffè lunghe, troppo lunghe, hanno indotto un'azienda a compiere accertamenti sull'atteggiamento di alcuni suoi dipendenti durante l'orario lavorativo. Siamo a Legnano (Milano). Undici operatori della Aemme Linea Ambiente, azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti, sono stati inchiodati dagli investigatori assoldati dall'azienda stessa e sottoposti a provvedimenti disciplinari. Tali soggetti, infatti, avrebbero fatto pause caffè molto lunghe. Immagini e video ritraggono i dipendenti seduti ai tavoli del bar mentre bevono caffè, guardano il cellulare o controllano le schedine del Superenalotto.

Troppo tempo sottratto al lavoro.

Pause per 1071 minuti

La Aemme Linea Ambiente, azienda appartenente all'emisfero della Amga Spa, dopo aver accertato il comportamento biasimevole di 11 suoi dipendenti, aveva preso in considerazione la possibilità di licenziamento, poi ha optato per la sospensione di 10 giorni dal lavoro per 3 di essi. Lorenzo Fommei, direttore generale di Amga, ha affermato che le indagini sul comportamento degli operatori sono partite dopo le numerose segnalazioni fatte dai vigili e dai cittadini. Il manager ha sottolineato che le indagini hanno permesso di raccogliere 'elementi oggettivi', tali da giustificare l'adozione di provvedimenti disciplinari. Gli investigatori hanno accertato pause per 1071 minuti contro i 420 previsti dal contratto.

Gli operatori in questione devono lavorare 6 ore e 20 minuti al giorno. In tale lasso di tempo è ammessa una pausa caffè di 10 minuti, non di più. Gli stipendi di tali soggetti possono anche sfiorare i 1900 euro mensili (straordinari compresi).

Boom di straordinari

L'azienda di Legnano ha scoperto che gli 11 dipendenti non solo dedicavano molto tempo alle pause caffè ma indicavano molti straordinari.

In occasione dei controlli, sono stati registrati, nell'arco di 10 giorni, 459 minuti di straordinari. Molti di più rispetto a quelli dovuti, ovvero 259 minuti. Il presidente di Ala, Stefano Besseghini, ha ricordato che, inizialmente, era stato deciso di licenziare i lavoratori 'infedeli'; poi, però, era stata ottenuta una 'garanzia formale che questo atteggiamento non si debba ripetere'.