La Curva Sud dello Stadio del Cosenza porta il suo nome, mentre all'interno degli spogliatoi è conservato un busto che lo raffigura. Stiamo parlando di Donato Bergamini, detto Denis, il centrocampista del Cosenza deceduto il 18 novembre del 1989 sulla strada statale 106 Jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza. Oggi la salma del calciatore sarà riesumata su disposizione del procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Procura che alcuni giorni fa ha notificato un avviso di garanzia all'allora fidanzata, Isabella Internò, e a Raffaele Pisano, il camionista che quella sera investì e uccise Denis, assolto nel 1992 per non aver commesso il fatto.

Bergamini non si è suicidato: la tesi del tecnico del caso Pantani

Sono le loro testimonianze oculari la base sulla quale, fino ad ora, i magistrati hanno concluso la vicenda alla voce suicidio. Ora sono entrambi indagati per omicidio volontario. Il rapporto dei carabinieri dell'epoca parla della Maserati di Bergamini ferma sulla strada, dove con la fidanzata ebbe una discussione; secondo la testimonianza della ragazza Denis voleva fuggire da Cosenza. Improvvisamente il calciatore uscì dall'auto e non appena l'autocarro Fiat 180 condotto da Pisano sopraggiunse, si lanciò repentinamente sotto il mezzo trascinato per alcuni metri. Una versione che ha retto anche alla precedente riapertura del caso nel 2012.

Il padre e la sorella di Bergamini, non hanno mai creduto al suicidio e presentarono un esposto sulla base soprattutto di una perizia del professor Francesco Maria Avato, lo stesso medico legale che ha messo in discussione il caso di Marco Pantani. Le tesi di Arvato è che il calciatore sia stato evirato e morto dissanguato per un emorragia, dovuta alla recisione dell'arteria femorale.

Il camion sarebbe passato sul suo corpo soltanto in un secondo momento, per eliminare le tracce, tant'è che il corpo del calciatore era intatto. Ad avvalorare questa ipotesi, ci sono le foto di Denis, che la famiglia Bergamini fece pubblicare dalla Gazzetta dello Sport tre anni fa. Si vede chiaramente Il viso della vittima, difficilmente compatibile con l'impatto di un autocarro.

Non solo furono gli stessi uomini del RIS di Messina a porre il dubbio sull'investimento. Secondo gli investigatori, l'orologio e la catenina al collo del Bergamini non potevano rimanere intatti, dopo un trascinamento.

Il procuratore: ai funerali di Bergamini si festeggiava

In una dichiarazione rilasciata a Rai Sport dal procuratore Facciolla si scopre che i vestiti del calciatore, sigillati in una busta, scomparvero. Durante i funerali la fidanzata Isabella era a bordo del pullman del Cosenza e la fece passare di mano in mano- in una sorta di omaggio- alla squadra ma da allora nessuna traccia. Subito dopo il funerale il camionista accompagnò la fidanzata di Bergamini a casa e salì nell'appartamento trovandosi di fronte a una festa.- spiega il magistrato.

Il giorno del funerale, quindi, stavano festeggiando. Perché le perizie di Avato e del RIS non furono prese in considerazione dagli inquirenti, rappresenta un mistero che circonda questa vicenda sulla quale vi è sempre stata un ombra oscura.

Dopo aver abbandonato l'ipotesi di un coinvolgimento con la malavita, la pista più verosimile è che Denis Bergamini sia rimasto vittima di una vendetta per questioni legate ad una relazione sentimentale, pagata con la morte. Eppure la vicenda è stata conclusa con una sentenza di suicidio, senza che i protagonisti di questa vicenda abbiano mai chiarito fino in fondo le contraddizioni emerse. Ora la procura si aspetta delle novità dai prelievi dei tessuti esaminati attraverso nuovi esami strumentali, tecnologicamente più avanzati.