Capita a volte che gli adulti, siano essi genitori o insegnanti, adottino nei confronti dei bambini un tipo di educazione coercitiva, aggressiva e sopraffatrice, le cui conseguenze negative possono comprometterne il benessere psicofisico nonché la crescita armonica e uno sviluppo equilibrato. Numerosi studi scientifici, infatti, dimostrano che lo stress, la paura e l'ansia che prova il bimbo percosso, umiliato, mortificato, sono in grado di distruggere raggruppamenti di neuroni,  di compromettere lo sviluppo regolare di importanti circuiti celebrali quali quelli che presiedono all'apprendimento e alla memoria.

"Quando spaventiamo un bambino, fermiamo il suo apprendimento", scrive, infatti, l'educatore John Holt.

E' importante sottolineare che, contrariamente ad una diffusa opinione secondo la quale i bambini piccoli non sarebbero in grado di subire danni dall'esposizione ad eventi stressanti, diverse ricerche hanno dimostrato che le componenti del sistema nervoso e di quello ormonale che si attivano quando una persona vive esperienze stressanti sono perfettamente funzionanti già nell'infanzia e con effetti assolutamente da non trascurare.  

Ogni bambino, oltre che di essere amato, ha bisogno di essere capito, rispettato e accettato nonostante i suoi "errori", di poter contare sui genitori e sugli adulti che si prendono cura di lui al di là dei suoi comportamenti "sbagliati".

Le punizioni esagerate e sproporzionate, le parole di disistima, le minacce, al pari delle percosse, feriscono nel profondo la sensibilità del bambino, minano la sua autostima e la capacità di fidarsi degli altri, nonché provocano rabbia, creano risentimento, collera, e una certa tendenza all'aggressività e alla violenza, alla insensibilità alle sofferenze altrui.

Le conseguenze di un'infanzia vissuta in un clima di violenza nella maggioranza dei casi, oltre alla sofferenza immediata e all'incrinarsi del rapporto genitori-figli, sono rappresentate da patologie psicologiche quali depressione, ansia, limitato uso delle proprie potenzialità, difficoltà a coltivare rapporti sociali, e incapacità nell'età adulta di gestire serenamente e normalmente l'eventuale ruolo di genitore.

E', inoltre, importante ricordare che con le punizioni fisiche o psicologiche il bambino, inevitabilmente, imparerà che i conflitti si risolvono con l'aggressività, e come scrisse la poetessa, nonché pedagogista e insegnante, Dorothy Law Nolte "Se un bambino vive con le critiche, impara a condannare. Se un bambino vive con l'ostilità, impara ad aggredire. Se un bambino vive con la vergogna, impara a sentirsi in colpa...", ma "Se un bambino vive con l'incoraggiamento, impara ad essere sicuro di sé. Se un bambino vive con la tolleranza, impara ad essere paziente. Se un bambino vive con l'approvazione, impara a piacersi...".