Il passaggio dall'Aspi alla Naspi, la nuova prestazione a sostegno del reddito Inps, ha mutato gli scenari e gli effetti del nuovo sussidio e anche la platea dei possibili beneficiari. Da una prima proiezione sugli effetti della prestazione, ad avvantaggiarsene maggiormente sono i più giovani (i lavoratori che vanno dai 15 ai 29 anni) mentre coloro che lavorano a 'singhiozzo', come gli stagionali, subiscono le maggiori penalizzazioni, proprio perché la riforma diventa meno remunerativa per chi alterna periodi di lavoro a lunghe pause di disoccupazione.

Le simulazioni relative alla potenziale platea di beneficiari hanno evidenziato una copertura maggiore di soggetti che percepiranno l'indennità (dal 76 al 77%), rispetto alla vecchia Aspi, e soprattutto un incremento per quanto concerne l'importo percepito, anche per i tempi più lunghi nell'erogazione della prestazione a sostegno del reddito.

Trai giovani che vanno dai 15 ai 29 anni, se fosse ancora in vigore la vecchia Aspi, solo il67%avrebbediritto alla prestazione, mentre con la nuova disciplina la percentuale di beneficiari sale al 72%. I risultati sono determinati anche dal fatto che la Naspi non contempla il cumulo dei trattamenti, utilizzando gli stessi periodi di contribuzione. Con la Naspi, il tasso di copertura generale si eleva all'83%.

La Naspi penalizza chi lavora in modo discontinuo

Se si fa un confronto tra coloro che alle stesse condizioni avrebbero beneficiato della Aspi e che adesso beneficiano del nuovo trattamento, la nuova disciplina garantisce in media ben 4 mesi e mezzo in più rispetto alla vecchia prestazione. L'incremento della durata riguarderebbe il 63% degli aventi diritto mentre solo per il 24% comporterebbe una riduzione, per il restante 13% non si registrerebbero né vantaggi, né svantaggi.

Col crescere dell'alternanza fra periodo di occupazione e di disoccupazione, si abbassa la durata della prestazione e anche l'importo relativo. Il 58% beneficerebbe di una prestazione ridotta nella durata, rispetto alla vecchia Aspi. Un dato che conferma come la Naspipremi chi lavora con continuità a svantaggio di chi alterna lavoro e disoccupazione frequentemente.