Si avvicina a grandi passi l'esodo estivo e probabilmente sarà salutato da rincari sulla rete autostradale anche dell'ordine del 10%. Il Tar del Lazio ha infatti accolto il ricorso presentato dal Gruppo Toto, concessionario della Autostrada dei Parchi, che si era opposto al blocco degli aumenti dei pedaggi autostradali stabilito nel 2014 dal ministro per le Infrastrutture e trasporti di allora, Maurizio Lupi.

La vicenda alla base della decisione del Tar

All'epoca dei fatti il ministro Lupi decise che, a causa della crisi economica, i pedaggi autostradali venissero aggiornati solo sulla base del tasso di inflazione programmata.

Questo, fondamentalmente, per agevolare i consumi e i trasporti. Solo che, in questo modo, non venivano presi in considerazione, e quindi remunerati, i costi sostenuti per gli investimenti infrastrutturali effettuati nel corso dell'esercizio precedente. Né, tanto meno, veniva remunerato il concessionario.

Il decreto dell'ex ministro, che nelle intenzioni del legislatore doveva avere una vita massima di 12 mesi, in effetti è durato più del suo creatore, che si è dovuto dimettere dalla carica nel marzo 2015 dopo le polemiche che lo hanno interessato in merito alla realizzazione di alcune Grandi Opere.

Le motivazioni della sentenza del Tar a favore dei concessionari

Per far fronte al perdurare dei tagli tariffari le società concessionarie hanno adottato strategie alternative per aumentare il proprio fatturato, mentre il Gruppo Toto, in solitaria, ha deciso di percorrere la strada del ricorso contro il provvedimento.

E, in effetti, il Tar ha dato ragione al concessionario abruzzese.

L'Autostrada dei Parchi potrà, quindi, procedere ad un rincaro delle tariffe del 10% per poter recuperare i guadagni sfumati negli ultimi due anni e mezzo. Inoltre, la sentenza del Tar impone all'attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano del Rio, di dare seguito ai provvedimenti necessari al rispetto della sentenza stessa.

Diversamente sarà nominato, d'ufficio, un commissario ad acta delegato dalla Ragioneria Generale dello Stato. E dato che la sentenza del Tar legifera su interessi legittimi di portata generale, è probabile che le conseguenze si estenderanno a tutti i concessionari della rete.

C'è anche un'altro lato della medaglia, derivante dal probabile danno erariale subito dallo Stato per il mancato versamento, da parte delle società interessate, dell'IVA e delle imposte sui redditi in questi due anni e mezzo. Basta poco per capire che tutto ciò si trasformerà in probabili rincari tariffari per gli automobilisti.