La Commissione Europea ha opposto un secco rifiuto in merito all'ultima proposta presentata dalla Grecia in quanto non riflette quello che il primo ministro greco, Alexis Tsipras, e il presidente dell'esecutivo Ue, Jean-Claude Juncker, avevano affrontato nell'ultima riunione della settimana scorsa. I tecnici delle parti continuano a lavorare per tentare di colmare il divario tra le diverse posizioni al fine di creare le giuste condizioni per raggiungere un accordo unanime tra i creditori. Se da una parte ci sono i tecnici al lavoro, i politici hanno preso un'altra strada, cioè quella di evitare qualsiasi colloquio.

A tale proposito sembra confermato che il presidente della Commissione europea Junker abbia disdetto un incontro con Tsipras, anche se precedentemente programmato.

Nel frattempo i "guai" di Tsipras non finiscono qui, infatti l'agenzia di rating americana Standard & Poor's ha ulteriormente declassato la Grecia con un outlook negativo portandola da "CCC+" a "CCC" per via dell'aggravamento della situazione finanziaria del Paese che ha determinato una difficile solvibilità del suo debito a lungo termine. Che il rating greco fosse considerato "spazzatura" non è una novità, ma il declassamento a CCC equivale al "default" certo e certificato. S&P ha avvisato che il Paese ellenico è in difetto nel suo debito commerciale e potrebbe fallire nei prossimi dodici mesi se non raggiungesse un accordo con i suoi creditori ufficiali.

Nella nota di S&P si legge che: "La Grecia continua a peggiorare la sua posizione di liquidità e la sua priorità sembra orientata ad altre voci di spesa, piuttosto che porsi il problema di far fronte al debito. Senza un cambiamento nel percorso economico, primi fra tutti il PIL nominale e il debito del settore pubblico, a nostro avviso il debito greco resta insostenibile".

Infine, S&P ritiene che: "Il deflusso continuo di depositi dalle banche greche aumenta la possibilità che il governo della Grecia sia costretto a stabilire rigidi controlli sui capitali ed emettere una moneta parallela all'euro".

Dopo S&P anche il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha affrontato il problema di un possibile default greco dichiarando che: "Il rischio di un fallimento della Grecia cresce di giorno in giorno.

I rischi di uno scenario del genere non sono contenibili meglio di quanto lo fossero in passato e dunque non andrebbero sottovalutati. In ogni caso a rimetterci di più sarebbero la Grecia e i greci".