Sembrano non avere fine le polemiche che le Riforme del Governo Renzi stanno generando, coinvolgendo politici, categorie di lavoratori e sindacati.

Dopo le recenti, e non ancora concluse, discussioni che hanno riguardato i magistrati e quindi l'Anm (Associazione Nazionale Magistrati), che cercano di far valer i loro diritti per quanto concerne la questione ferie in primis, ma in generale per tutte le novità riportate nel Decreto legge che annuncia la Riforma di Giustizia, i sindacati di un'altra categoria di lavoratori si ritrovano a difendere la propria posizione.

Scontro con i sindacati sulla riforma della Scuola

Stiamo parlando, in particolare, della Cisl Scuola che, nella persona di Scrima, ha tenuto a ribadire la posizione dei docenti nei confronti della Riforma Scuola, dopo che il Ministro Giannini ha dichiarato di non voler come controparte i sindacati stessi su tutto ciò che riguarda il mondo della scuola, ed ha anche tenuto a ribadire l'importante funzione d'intermediazione che i sindacati svolgono.

Il nodo degli scatti di stipendio: anzianità o meritocrazia

Il punto cruciale che ha portato allo scontro sindacati-ministro sarebbe legato, secondo Scrima, all'annosa questione degli scatti di stipendio.

La proposta del Governo, infatti, vorrebbe che l'aumento dello stipendio dei docenti non fosse più legato agli scatti di anzianità, com'è avvenuto fino ad ora e come d'altra parte accade in tutta Europa, bensì solo per meritocrazia, cosa che coinvolgerebbe soltanto poco più della metà degli insegnanti; infatti, il nuovo metodo sarebbe basto su crediti che verrebbero attribuiti a una parte dei docenti ogni tre anni per cui, se il sistema entrerà in vigore nel 2015, il primo scatto avverrebbe solo nel 2018.

Docenti italiani con gli stipendi più bassi d'Europa

Se la proposta venisse confermata, sempre secondo il Sindacato, non si farebbe che aggravare la situazione già difficile dei docenti italiani, che detengono in Europa il triste primato di stipendio più basso per la categoria.

Aumenti in busta paga e costo della vita secondo l'Anief

Anche l'Anief, nella persona del presidente Marcello Pacifico, non ha tardato ad esprimere il dissenso su tale questione sottolineando che il settore pubblico starebbe peggio di quello privato, che di tanto in tanto può contare su aumenti in busta paga in base all'aumento del costo della vita e che la categoria degli insegnati subisce, negli stipendi, un'inflazione più alta del 5%.

Pensioni degli insegnanti europei e pensioni degli insegnati italiani

Inoltre, rimarcando l'importanza di un aumento che coinvolga tutti i docenti, Pacifico sottolinea che l'unico modo di equipararsi all'Europa è quello di rinnovare il contratto economico di categoria in modo tale da andare a colmare quella distanza che si aggira intorno agli 8,000 Euro, tra le pensioni degli insegnati europei e le pensioni degli insegnati italiani.