Compie ufficialmente 1 anno il piano "Garanzia Giovani", ma degli effetti positivi auspicati da questo progetto se ne sono visti ben pochi. Bruxelles ha contribuito con 1,5 miliardi di euro destinati all'Italia, uno dei paesi della comunità europea che ha oltre il 25% di giovani che non studia e non lavora, denominati Neet. Purtroppo nonostante il cospicuo gruzzolo, non si notano dei miglioramenti nella situazione occupazionale giovanile. Le cause devono essere cercate prima di tutto nella qualità delle offerte, che in alcuni chiedono anni di esperienza a chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro.

Ciò ha portato solo il 3% dei giovani a trovare un'occupazione. Ed anche se, secondo il ministro Poletti, il piano ha riscosso molto successo portando all'iscrizione molti giovani inoccupati, la realtà è ben diversa perché effettivamente hanno usufruito del piano un numero esiguo di chi potenzialmente poteva trarne vantaggio. Questo ci indica il completo fallimento del progetto "Garanzia Giovani".

In totale sono stati meno di 70mila i ragazzi che hanno ricevuto una proposta e quelli che, invece, sono riusciti ad intraprendere un periodo di tirocinio, sono ancora in attesa dell'indennità che gli spetta. Le proposte ricevute, poi, riguardano quasi sempre opportunità di stage non in linea con il percorso di studi effettuato, ma il più delle volte coloro che si sono iscritti al programma non vengono neanche contattati per un colloquio.

Tra le offerte che si possono trovare sul sito del progetto, alcune sono veramente bizzarre, come un tirocinio per usciere di studio medico, un tirocinio per addetto ai servizi di pulizia, oppure come segretario al ricevimento. Su 500mila iscritti solo la metà di loro, dopo lungo tempo, ha sostenuto un colloquio e tra questi solo 69.811 ragazzi hanno ricevuto proposte per stage e contratti di lavoro, pari al 13,9% degli iscritti.

A conti fatti, dunque, tutto il progetto si traduce in un business fruttuoso solo per i centri per l'impiego e per le aziende, soprattutto quelle medio-grandi, che possono inserire ogni sei mesi stagisti nuovi risparmiando sul costo delle risorse, sui contratti e sulle tasse, con buona pace della disoccupazione giovanile che continua a crescere toccando il 42,6 per cento a febbraio 2015.

Ormai i ragazzi cominciano a non credere più in questa opportunità data e ci sono stati casi in cui, per non perdere troppo tempo dietro la burocrazia italiana, il lavoro o il tirocinio da proporre a Garanzia giovani se lo sono cercati addirittura in autonomia.