Nonostante i decreti attuativi non siano ancora stati emanati, se si esclude quello sull’APE sociale, la riforma previdenziale è ai nastri di partenza. Il Governo infatti, continua a ripetere che i tempi previsti per l’avvio delle novità previdenziali, saranno rispettati. Il sistema previdenziale cambierà dopo l’ingresso nel mondo pensionistico di APE e Quota 41 ed è una verità incontestabile. È altrettanto vero però, che la Legge Fornero resta in vigore con tutti i suoi difetti, ma anche con qualche deroga ai requisiti stringenti con cui è stata apparecchiata.

Ecco come si potrà lasciare il lavoro dal prossimo maggio.

Le novità 2017

Iniziando dalle cose nuove, nasce l’APE sociale, misura finanziata completamente dallo stato. Potranno accedervi i disoccupati senza ammortizzatori sociali da 3 mesi, gli invalidi o lavoratori con invalidi a carico, con il 74% di disabilità accertata e gli impegnati in attività gravose. Requisiti di accesso sono l’età anagrafica minima di 63 anni e i contributi versati, senza i figurativi, che sono 30 per disoccupati ed invalidi e 36 per i lavori gravosi. Altri paletti sono la continuità lavorativa di 6 degli ultimi 7 anni, richiesta ai lavori gravosi. Pensione massima erogabile di 1.500 euro al mese, calcolata in base ai contributi maturati il giorno della presentazione della domanda.

Più giovani sono i richiedenti, minore percentuale di anticipo pensionistico si può richiedere, con percentuali variabili tra il 75 e il 90%. Le stesse categorie a cui si rivolge l’APE sociale, con gli stessi requisiti e paletti, rientrano in quota 41, la pensione per i precoci che hanno un anno di contributi, dei 41 necessari, versati prima dei 19 anni di età.

L’APE volontario è il prestito pensionistico di cui tanto si parla. Con almeno 63 anni di età e con 20 di contributi (senza figurativi), si potrà ottenere la pensione erogata dall’INPS ma finanziata da un finanziamento bancario. Appena arrivati a 66 anni e 7 mesi, soglia per la pensione di vecchiaia, il prestito dovrà essere restituito alle banche, con interessi e spese assicurative, con una rata che indiscrezioni dicono che sarà minimo di 150 euro al mese, per 20 anni.

Donne, usuranti e salvacondotto

Novità anche per opzione donna che consente di lasciare il lavoro a 57 anni e 7 mesi di età per le lavoratrici che hanno 35 anni di contributi. L’età anagrafica andava centrata entro il 1° luglio 2016, mentre per i contributi versati, la data ultima era il 31 dicembre 2015. Si tratta di una piccola estensione della misura sperimentata lo scorso anno. La pensione è erogata con il metodo contributivo che prevede tagli di oltre il 30% medio per le eventuali richiedenti. Restano in vigore le regole per i lavori usuranti, con la pensione a 61 anni e 7 mesi, con 35 di contributi.

Le attività usuranti, comprese i notturni, non vanno confuse con le attività gravose di cui parlavamo prima in riferimento a quota 41 ed APE sociale.

La cosa nuova per gli usuranti è l’abolizione delle finestre mobili che spostavano la decorrenza della pensione di 12 o 18 mesi e la cancellazione degli scatti relativi all’aspettativa di vita. Per il resto, tutto come prima, con la pensione di vecchiaia che si centra con 66 anni e 7 mesi di età (65 e 7 per le donne) e con 20 di contributi, a qualsiasi titolo versati. Per la pensione anticipata, come ribattezzata dalla Fornero che cancellò quella di anzianità, i contributi necessari restano 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne. In questi giorni si parla ancora del “salvacondotto” o deroga Fornero che dir si voglia, ritornato al centro della discussione per via di un disegno di Legge presentato dalla prima firmataria dell’atto, l’Onorevole Gnecchi, braccio destro del Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.

La deroga Fornero consente l’uscita anticipata a 64 anni a chi ha raggiunto i 35 anni di contributi (o i 20 per le donne), al 31 dicembre 2012.

A dire il vero, l’età sarebbe 64 anni e 7 mesi, per via dell’adeguamento all’aspettativa di vita, un paletto che la proposta della Gnecchi, incardinata in Commissione Lavoro lo scorso 20 aprile, mira a correggere. I contributi utili al calcolo ad oggi, sarebbero quelli effettivi, senza i cosiddetti figurativi, cosa anche questa che è oggetto delle proposte di modifica del Disegno di Legge.