Da pochi giorni è uscito il decreto attuativo dell’APE sociale, o meglio, il Premier Gentiloni lo ha sottoscritto e adesso sarà il Consiglio di Stato a doverlo valutare. L’APE sociale è la versione di Anticipo Pensionistico a totale carico dello Stato e probabilmente, quella che avrà successo. Questo perché si rivolge a soggetti in difficoltà lavorativa, di salute o sociale. L’attesa maggiore è relativa all’APE volontario, cioè la risposta del Governo alle esigenze di flessibilità del sistema previdenziale. Si tratta del famoso finanziamento bancario erogato dall’INPS come una pensione, a soggetti che si trovano a 3 anni e 7 mesi dal raggiungere l’età pensionabile minima.
Il decreto sull’APE volontario tarda ad essere emanato, proprio perché ci sono diversi punti che vanno approntati meglio, a partire dal ruolo di banche ed assicurazioni e dei costi che inevitabilmente saranno caricati ai lavoratori che opteranno per l’anticipo. Un articolo pubblicato ieri dal noto quotidiano “Il Giornale” riprende una anticipazione dell’Agenzia di Stampa Public Policy circa la bozza di decreto che starebbe per uscire dal Consiglio dei Ministri e le notizie, per i lavoratori non sarebbero buone.
Un taglio pesante da accettare
La quota minima di APE dovrebbe essere fissata a 150 euro al mese, mentre per la quota massima, non esiste una soglia perché varierà in base all’entità dei mesi di anticipo rispetto ai 66 anni e 7 mesi che è l’età per accedere alla pensione di vecchiaia oggi.
Questo in definitiva quanto fuoriesce dalla bozza del decreto ministeriale. Come stabilito in sede di varo del pacchetto previdenziale nella Legge di Bilancio, la pensione erogata con l’APE volontario, non potrà superare determinate percentuali rispetto alla pensione futura che verrà percepita. La pensione verrà calcolata in base all’età ed ai contributi versati il giorno in cui si chiede all’INPS di certificare il diritto all’APE.
In pratica, si potrà richiedere il 75% della pensione maturata alla data di presentazione della domanda, se il soggetto richiedente si troverà a 36 o più mesi di distanza dalla pensione di vecchiaia. La percentuale di APE richiedibile sale all’80% per soggetti tra i 36 ed i 24 mesi di distanza dalla pensione, all’85% per distanze comprese tra 24 e 12 mesi e si sale al 90% per soggetti a meno di un anno dalla vecchiaia.
In conclusione, il lavoratore che si trova a meno di 12 mesi dalla pensione spettante, potrà beneficiare dell’APE, anticipando di qualche mese la quiescenza, ma lasciando 150 euro al mese per 20 anni, a partire dai 66 anni e 7 mesi di età.
Sgravi fiscali
L’APE volontario quindi, prevede un importante sacrificio per i lavoratori che dovranno spenderlo se vorranno lasciare il lavoro prima di quanto previsto dalle attuali norme. Per detonare questo pesante fardello, per rendere la misura più appetibile e per evitare il paventato flop dell’APE, il Governo pensa alla detrazione fiscale da concedere a coloro che sceglieranno la via del prestito pensionistico. Facendo entrare un soggetto terzo nel classico rapporto tra INPS e pensionato, cioè le banche (con a fianco le assicurazioni), appare scontato il surplus di costi a carico del lavoratore.
Le banche e le assicurazioni non lavorano gratis e i soldi che finanzieranno le Pensioni in regime di APE, saranno caricate di interessi e spese assicurative a copertura del caso morte del pensionato. Percentuali che si ipotizzano, in attesa che il decreto, da bozza diventi definitivo, parlano di un 4,5% annuo di interessi bancari sul montante erogato e del 29% di spese assicurative, sempre rispetto a quanto erogato di anticipo. Il decreto dovrà fare luce su questi aspetti, elencando le banche aderenti all’iniziativa e le relative cifre fuoriuscite dalle convenzioni stipulate con le associazioni, cioè ABI per le banche ed ANIA per le compagnie assicuratrici. Il Governo dovrebbe concedere una detrazione fiscale pari al 50% della parte di rata del debito relativa ad interessi e spese assicurative.
Inoltre, il Governo stabilirà a 702,65 euro il tetto minimo di pensione che verrà percepita dai pensionati al netto della rata di prestito da restituire. L’attenzione massima per evitare di creare pensionati poveri in futuro, soprattutto quelli che hanno già debiti a loro carico come i mutui per la casa, le cessioni del quinto e così via. In pratica, non tutti potranno richiedere l’APE, soprattutto quelli che rischiano di vedersi decurtare la pensione futura ben oltre le 150 euro minime previste.