I lavoratori che non hanno ancora inviato la propria domanda per la fruizione dell'APE sociale e della Quota 41 pur avendo maturato i requisiti previsti dalla legge, possono procedere ugualmente all'inoltro. È quanto previsto dalle istruzioni operative contenute all'interno dei decreti attuativi, che consentono l'invio successivo alla prima scadenza purché effettuato entro e non oltre il 30 novembre 2017. Le richieste saranno però valutate solo in seconda istanza, ovvero nel caso in cui le risorse accantonate per il 2017 non risultino ancora esaurite.

Sul punto resta l'attesa per capire in che modo evolverà la situazione, visto che al momento si registrano più di 66mila domande contro circa 60mila potenziali posti a disposizione.

Prepensionamenti APE e QUOTA 41: i dubbi sulla platea effettiva per il 2017

Resta il fatto che non tutte le domande inoltrate potrebbero avere effettivamente i requisiti previsti dalla legge, pertanto si tratterà di capire quante potranno trovare reale accoglimento e quante saranno invece respinte. Da questa cernita dipenderà la possibilità di una seconda tranche di convalide. Oltre a ciò, la ripresa della discussione tra Governo e Sindacati alla fine del mese dovrebbe trattare anche il tema di una possibile estensione della platea dei beneficiari dell'APE sociale e della Quota 41, con l'aggiunta di eventuali ulteriori risorse da mettere a disposizione dei lavoratori, visto il successo dell'iniziativa.

Mentre anche la politica è in pressing sul punto, visto che dalla Commissione lavoro alla Camera si chiede di ampliare la platea per le categorie socialmente deboli.

Pensioni anticipate, il DL concorrenza apre alla rendita per chi è disoccupato da più di due anni

Sul tema dei pensionamenti anticipati e delle misure di flessibilità previdenziale in età avanzata va sottolineata anche la recente apertura dei montanti destinati ai fondi pensione, tramite il DL concorrenza approvato in via definitiva al Senato.

Potranno beneficiare della rendita anticipata coloro che hanno perso il proprio lavoro a 5 anni dalla data di pensionamento (10 anni nel caso lo preveda il regolamento del proprio fondo di pertinenza contrattuale). Un'opzione che non richiederà da parte dello Stato l'investimento di ulteriori risorse, ma che dovrà essere vagliato con attenzione dal lavoratore, visto che il sistema di calcolo contributivo prevede coefficienti di conversione in rendita maggiori al crescere dell'età di uscita.

Stante questo presupposto, 5 o 10 anni di anticipo rispetto all'età di pensionamento ordinario significherebbero quindi una pensione più bassa in confronto a quanto non si sarebbe ottenuto posticipando la percezione dell'assegno.

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