Finalmente qualche buona notizia anche per il mondo delle Pensioni. Dagli aumenti dell’assegno, fino alla possibilità di andare in pensione ben 7 anni prima del previsto, il tutto mentre la Cgil per bocca della sua leader Susanna Camusso chiede molto di più: il blocco del meccanismo automatico di adeguamento dei requisiti alla speranza di vita, una pensione di garanzia per i giovani di oggi e facilitazioni per il pensionamento delle donne che svolgono specifici lavori.

Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Le pensioni aumentano fino a 260 euro dal 1 Gennaio

Dal 1 Gennaio le pensioni degli italiani torneranno ad aumentare dopo 2 anni di stop, per effetto della perequazione che si basa sull’indice Istat Foi, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie. Gli aumenti saranno dell’1,1%, fino a 260 euro all’anno, e tale misura conterrà al suo interno l’ulteriore vantaggio di rialzare anche i parametri di riferimento delle prestazioni previdenziali, cioè i nostri pensionati subiranno una minore riduzione delle prestazioni parzialmente incumulabili col reddito, come la pensione di reversibilità e l’assegno ordinario di invalidità.

Si potrà andare in pensione ben 7 anni prima del previsto

Chi è ancora lontano dalla pensione, ma rischia di perdere il proprio lavoro, potrà andare in pensione fino a 7 anni prima.

Gli accordi tra imprese e lavoratori in esubero per accompagnarli fino alla maturazione dei requisiti per l’assegno previdenziale (se sarà approvato quanto prospettato nel ddl bilancio) passerà da quattro a sette anni. Ciò significa che il prepensionamento nelle aziende in crisi può scattare a 60 anni.

La norma sarà attiva nel triennio 2018-2020 e riguarderà le società che impiegano mediamente dai 15 dipendenti in su.

Il cosiddetto meccanismo di isopensione era previsto anche dalla Legge Fornero, ma arrivava fino ad un massimo di 4 anni, ed ora potrebbe, quindi, venire temporaneamente quasi raddoppiato.

Ma la Cgil chiede di più

Mentre Cisl e Uil si sfilano dalla protesta e si “accontentano” del blocco dell’aumento di 5 mesi dei requisiti per la pensione, rivolto a 15 categorie di lavoratori che svolgono attività pesanti (a partire dall'anno solare 2019) e della promessa di allargamento della platea ammessa all’Ape a 4 nuove categorie di lavori (sempre definiti pesanti o gravosi), la Cgil chiede il blocco del parallelo automatico tra speranza di vita ed età pensionabile, oltre che una pensione di garanzia per i giovani ed aiuti per le donne che svolgono lavori di cura e vogliono andare in pensione, ma alle Camere le possibilità per il sindacato della Camusso di ottenere qualcosa rispetto alle proprie richieste restano purtroppo molto basse.

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