Qualche tempo fa salì agli onori della cronaca la destituzione del Capitano Gregorio De Falco, autore della conclamata telefonata nei confronti di Schettino nel quale il militare gridò al capitano quel "vada a bordo c***o" di cui tanto si è parlato. Ne uscì fuori che De Falco venne rimosso dal suo incarico e destinato a lavoro di ufficio a causa di quella frase considerata "poco onorevole" dalla Marina, mentre Francesco Schettino venne invitato come relatore all'Università La Sapienza di Roma, in qualità di esperto in "gestione del panico" davanti agli studenti del Master in Scienze Criminologiche e psicopatologico-forensi diretto dal professor Vincenzo Mastronardi.

Tralasciando l'aspetto paradossale della vicenda c'è da tirare una freccia a favore di Francesco Schettino. L'ex capitano della Costa Concordia, è vero, è il principale responsabile della morte di 32 persone e del naufragio rovinoso di una delle più grandi navi da crociera del mondo, ma cogliendo i tratti essenziali delle sue deposizioni durante il processo che lo vede coinvolto come principale imputato e delle interviste trasmesse dai programmi Rai e Mediaset nel corso di questi mesi, non si può non rendersi conto quanto la figura fragile di Schettino risulti solo l'ultima e la meno colpevole di quelle coinvolte nell'intero giro di responsabilità che invece appartenevano all'intero gruppo Costa.

Quale credibilità può avere ancora questa compagnia di navigazione dopo l'evidente scandalo che il disastro della Costa Concordia si è portato dietro? Personale inadatto, straniero, non adeguatamente preparato nemmeno alla semplice navigazione (si pensi quindi ad un caso di emergenza) e continuamente alimentato da nuovi giovani inesperti mandati a bordo dopo corsi molto ambigui con miseri stipendi rispetto a quanto un'occupazione di quel genere dovrebbe remunerare?

A tale mancanza di organizzazione bisogna imputare certamente molti dei reati che oggi pesano su Francesco Schettino, che malgrado la sua esperienza, dopo un errore del timoniere e il silenzio degli ufficiali di bordo, si rivelò inadatto a gestire la situazione, poi trasformatasi in tragedia. Certamente però dovrà farsi carico di parte delle sue responsabilità, in quanto sebbene esista una "paura" umana a cui tutti andiamo incontro, davanti a certe situazioni quella di Schettino si è rivelata piuttosto una fuga, un tradimento alla sua professione e alle migliaia di persone cui è venuta a mancare la centrale figura di prestigio e professionalità del Comandante, sopratutto in un'emergenza come quella del Giglio. Tragedia che, come ha rivelato l'ex-comandante nell'ultima seduta del Processo Concordia, si è sfiorata anche a Malta, sempre per colpa di un timoniere inesperto.