Il protocollo è quello di sempre, un gioco popolare, il biliardino, qualche parola distratta con gli amici di una volta e ti sembra di avere accanto l'amico di sempre al bar sotto casa. Le giacche in effetti non aiutano molto a creare il clima informale, ma le cravatte - almeno quelle - non ci sono, non per tutti. Ieri sera a Roma l'aria che si respirava doveva somigliare molto a quella della Festa dell'Unità vecchio stile. Qualche selfie a ricordarci che oramai siamo tutti "compagni" degli smartphone, ma per il resto l'atmosfera era molto rilassata.

La differenza è che rispetto agli anni precedenti ora il leader della sinistra si chiama Matteo Renzi e lui è una prima donna, così, tra una battuta e l'altra, compare anche lui. A chi gli chiede cosa ne sarà della vicenda Roma e di Marino, il Presidente del Consiglio risponde seccamente: "Non voglio entrare nella discussione su Roma. Voglio parlare di riforme del Paese, non di Marino…Perché non è una cosa mia. È di Marino e di Orfini, se la vedano loro". E ancora: "Finora Roma è stata governata male…O Marino governa o va a casa". Il suo forfait ad un intervento pubblico per il giorno dopo (oggi) è quindi palesato.

Secondo indiscrezioni della Repubblica in privato il premier avrebbe poi aggiunto che la situazione è molto preoccupante e che le dimissioni di Marino sarebbero l'unica soluzione .

Sempre secondo il quotidiano la soluzione di un commissariamento affidato al Prefetto Gabrielli funzionerebbe meglio dell'attuale giunta ed eviterebbe ulteriori imbarazzi all'immagine di Roma che tanta influenza ha su quella del governo. Renzi tiene però a precisare: "Ma io non posso costringere Marino alle dimissioni. I romani lo hanno eletto due anni fa.

A lui vanno gli oneri e gli onori di quella carica".

In una lettera di stamane al Messaggero Renzi afferma: "Pronti ad aiutare la Capitale. Ma Marino dia un segnale". Il tempismo è incredibile, dato che in mattinata il professore Ignazio Marino andrà a presentare in Campidoglio i nomi della nuova giunta. Nomi vicini, anche indirettamente, a Renzi non dovrebbero essercene, ma l'impressione è che il sindaco di Roma sia stato costretto ad una mossa giocandosi le sue ultime carte.