La sfiducia nella politica è uno stato d'animo tipicamente italiano. Al di là di chi si ostina ad esercitare il proprio diritto al voto per poi affermare come un disco rotto che "sono tutti uguali", i recenti sondaggi danno in calo il Movimento 5 Stelle il cui successo alle urne nacque proprio nel tentativo di dare agli italiani una vera alternativa politica. Ma sarebbe in calo anche la fiducia nel governo Renzi. Ad ogni modo tutto questo non fa notizia. Se invece ciò accade in un Paese come gli Stati Uniti d'America, dove la presa di coscienza del voto come "dovere civico" è sempre stata molto forte, allora ci si chiede come reagirà l'elettorato a partire dall'1 febbraio, giorno in cui si terranno le consultazioni primarie nello stato dell'Iowa che aprono ufficialmentela lunga corsa verso la scelta dei candidati alla Casa Bianca.

Sono quattro gli stati che andranno al voto per le primarie il mese entrante, oltre l'Iowa sarà il turno di New Hampshire (9 febbraio), South Carolina (20) e Nevada (23). A marzo poi si entra nel vivo e si vota in ben 35 stati. Le primarie si chiudono il 7 giugno. Quello che risulta incomprensibile agli occhi dei fini conoscitori della politica americana è una diffusa sfiducia di parecchi cittadini-elettori nei confronti di qualunque candidato.

Comunque vada non sarà un successo

I recenti sondaggi tra le schiere di Democratici e Repubblicani potrebbero lasciar intendere ad un duello per la Casa Bianca tra Hillary Clinton e Donald Trump. L'ex first lady è certamente il candidato più autorevole, Trump è un'inquietante sorpresa.

Inquietante di certo per le sue dichiarazioni estremiste da oltranzista della Guerra Fredda. Ad ogni modo ciò che conta è il pensiero degli elettori ed in base ad uno studio effettuato dal "Pew Research Center", autorevole fonte di analisi su società e politica, nessun candidato sembra andar bene. Su un campione di oltre duemila cittadini intervistati tra il 7 ed il 14 gennaio, la maggior parte pensano che nessuno dei possibili presidenti possa lasciare il segno ed anzi sono in tanti a ritenere che il prossimo inquilino della Casa Bianca sarà comunque un pessimo presidente.

Il ciclone Trump

I sondaggi effettuati in vista delle primarie del Partito Repubblicano pongono in testa Donald Trump. Quello che a tanti sembrava un bluff si sta trasformando in una realtà ed il populismo del quasi 70enne imprenditore newyorkese al momento è una carta vincente. Le sue dichiarazioni apertamente a favore del libero utilizzo delle armi da fuoco e la moratoria sull'immigrazione nei confronti delle persone di religione islamica hanno suscitato polemiche in tutto il mondo.

Eppure in base al sondaggio di Cnn ed Orc, Trump avrebbe sfondato il muro del 41 per cento dei consensi, più del doppio di Ted Cruz fermo al 19 per cento. Staccatissimi Marco Rubio e Ben Carson, con l'8 ed il 6 per cento. Addirittura desolante il 5 per cento di Jeb Bush, evidentemente il suo cognome è fin troppo pesante.

Hillary Clinton in testa ma occhio a Sanders

Capitolo Democratici. Nello Iowa, il primo stato in cui si svolgeranno le primarie l'1 febbraio, il senatore Bernie Sanders sarebbe in vantaggio di un punto percentuale su Hillary Clinton, 47 contro 46. Più che probabile un testa a testa mentre Sanders sarebbe nettamente in vantaggio nel New Hampshire, al voto il 9 febbraio. Per il resto, se guardiamo ai sondaggi complessivi, Hillary Clinton sarebbe avanti a tutti con un lusinghiero 52 per cento mentre il riformista Sanders si attesta al 38 per cento.

Tutto il resto è noia? Proprio per nulla. La corsa della prima ex first lady che mira a tornare alla Casa Bianca per sedersi sulla poltrona occupata per otto anni dal marito; la scalata di un miliardario che con il suo stile avrebbe ispirato Charlie Chaplin per un sequel al suo dittatore ed anche lo spettro di un terzo candidato indipendente, il mega editore Michael Bloomberg. Se non è un soggetto hollywoodiano, poco ci manca.