Vuoi avere una qualche possibilità di mettere piede sul suolo americano? Non basterà più sottoporsi ai controlli doganali ordinari e avere i documenti in regola. Mentre infuriano proteste e un'ondata di manifestazioni infiamma il Paese dopo il decreto che blocca l'arrivo di immigrati e rifugiati, Trump non arretra e anzi, secondo fonti della Cnn, starebbe preparando nuovi capitoli integrativi del suo piano di riordino dei flussi migratori e dei dispositivi antiterrorismo per identificare potenziali minacce alla sicurezza nazionale.

Misure a dir poco liberticide attraverso un cyber-controllo.

In soldoni, chi entra nel Paese dovrebbe non solo dare informazioni sulla propria attività on line, mostrare che siti frequenta, dove e come naviga sul Web, ma consegnare la propria vita 'digitale' i propri account on line (Facebook, Instagram, Twitter) oltre ai propri dati personali, quindi indicare i contatti telefonici e cederli alle autorità che valuteranno poi se si è pericolosi o idonei per l'ingresso negli Usa.

Trump, verifica dell'identità virtuale di chi entra negli Usa

Per proteggere gli Usa dai terroristi e dalla minaccia di attentati, non basta l'ordine esecutivo di bloccare cittadini e profughi provenienti da 7 paesi musulmani (Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen) tra le proteste dei cittadini, le azioni legali e la mobilitazione dei procuratori generali di 16 Stati che in un documento congiunto dichiarano il provvedimento incostituzionale.

Altre misure sarebbero allo studio dello staff presidenziale per limitare l'immigrazione e contrastare il pericolo di attentati; tra cui una senza precedenti che va a scandagliare la vita digitale di ogni straniero in arrivo nel Paese.

In realtà la misura è già stata introdotta sommessamente nel dicembre scorso dal governo Usa quando era ancora presidente Obama, ricevendo comunque durissime critiche da associazioni che si occupano della tutela della privacy su Internet.

Ma finora si era trattato di una richiesta dell' US Customs and Border Protection facoltativa, nessuno era obbligato a consegnare i propri account. Mentre Trump, che tra le varie cose ha proposto l'istituzione di un registro per i musulmani, la renderebbe obbligatoria a chiunque entri in Usa.

Trump, sconfiggere l'Isis anche via Web

Secondo quanto rivelato alla Cnn da alcune fonti, il direttore degli Affari Politici della Casa Bianca, Stephen Miller starebbe discutendo con i funzionari della sicurezza interna della possibilità di chiedere a visitatori stranieri quali sono i siti e i social media su cui sono soliti navigare, che tipo di ambiente virtuale frequentano, quali sono i loro contatti telefonici e l'elenco andrebbe consegnato alle autorità.

Nel caso si rifiutassero di farlo, potrebbe essere negato l'accesso nel Paese, terra di libertà e democrazia. Si tratterebbe, riporta la Cnn, di misure allo studio ancora in fase iniziale. Come tale politica verrebbe attuata è ancora oggetto di discussione.

A parte la legittimità di queste misure qualora fosse applicate, ci si chiede poi se i presunti terroristi o i foreign fighters, i combattenti dell'Islam, siano da cercare solo tra chi entra nel Paese o non tra i cittadini americani di seconda e terza generazione e con quale criterio siano stati al momento banditi dei paesi arabi e non altri. Trump ha detto per aggiustare il tiro che ci sono 40 paesi arabi non colpiti dal bando sull'immigrazione e rifugiati. Non c'è nell'elenco, infatti, l'Arabia Saudita, che pure è paese sospettato di finanziare il terrorismo, né la Tunisia paese additato come esportatore di combattenti.

Trump intanto ha firmato un provvedimento per chiedere allo Stato maggiore congiunto un piano entro 30 giorni per sconfiggere l'Isis.