Inizia ufficialmente la Brexit. Stanotte la premier britannica Theresa May ha firmato la lettera con la richiesta ufficiale di lasciare l'Unione Europea compiendo così il primo atto previsto dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona concernente la volontà di uno stato membro di abbandonare l'Ue. Nelle settimane precedenti, il parlamento britannico aveva dato l'ok alla premier May per procedere dopo il referendum (avente solo valore consultivo) svoltosi il 23 giugno 2016. L'avvio del processo sarà confermato dalla stessa May questa mattina con una dichiarazione alla Camera dei Comuni.

La lettera sarà data in custodia all'ambasciatore britannico presso l'Ue Tim Barrow questa mattina alle ore 12.20 (ora locale) che avrà il compito di consegnarla a Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo.

Il prossimo 29 aprile i capi di stato e di governo della Ue si riuniranno per prendere atto della richiesta della Gran Bretagna e daranno mandato alla Commissione Europea.

Cosa prevede l'articolo 50

L'articolo 50 del Trattato di Lisbona riguarda la volontà di uno stato membro di lasciare l'Unione Europea. Come scritto nel comma 2 dell'articolo, lo stato che mostra la volontà di uscire dall'Ue deve innanzitutto informare il Consiglio Europeo e successivamente negoziare un accordo sul ritiro stabilendo inoltre le basi giuridiche per il futuro rapporto con l'Unione europea.

Non solo, lo stato richiedente dovrà ottenere il consenso del Parlamento europeo e l'accordo dovrà essere approvato da una maggioranza qualificata di stati membri.

La durata totale dell'iter non dovrà superare i due anni dalla richiesta ufficiale del paese uscente (comma 3) ma potrà essere estesa in caso di ritardi o contrattempi, previo autorizzazione dell'Ue.

Se, inoltre, lo stato uscente desidera tornare a far parte dell'Unione Europea dovrà ricominciare le procedure di annessione previste dall'articolo 49 (comma 5).

La Scozia e il nuovo referendum

Dopo la richiesta della prima ministra Nicola Sturgeon, il parlamento scozzese approva la negoziazione con il governo britannico per un nuovo referendum riguardante l'indipendenza della Scozia.

Già questa mattina Sturgeon chiederà alla premier britannica May di poter organizzare il nuovo referendum dando poteri temporanei al parlamento scozzese.

Nell'ultimo referendum per l'indipendenza, avvenuto il 18 settembre 2014, aveva trionfato il "no" con il 55% dei voti. La necessità di un nuovo referendum è data dalla volontà della maggioranza scozzese di voler rimanere all'interno dell'Unione Europea. L'approvazione del parlamento scozzese era prevista per il 22 marzo ma è arrivata solo oggi a causa dell'attentato che ha colpito Londra.

Secondo i piani del governo scozzese, il referendum si dovrebbe tenere nella primavera del 2019 ma, ovviamente, ci vorrà ancora del tempo prima di avere un'idea chiara.

Come prevedibile, il voto di oggi ha diviso il parlamento scozzese e si preannunciano altre tensioni tra il governo della Scozia e quello britannico. Le parole del segretario di stato per la Scozia nel governo britannico David Mundell non lasciano presagire un'approvazione immediata per il referendum: "Non dovremmo iniziare alcun negoziato fino a che il processo di Brexit sarà completo. Ora è il momento in cui il governo scozzese deve stare unito a quello britannico, dovrebbero lavorare insieme per ottenere il miglior accordo possibile per il Regno Unito, e quindi per la Scozia, mentre lasciamo l’Unione Europea".