Nuova giornata di tensioni per l'Ue. A pochi giorni dall'anniversario dei trattati europei di Roma, l'Austria annuncia tramite il cancelliere socialdemocratico Christian Kerl la volontà di disapplicare il piano dei ricollocamenti dei migranti previsto per tutti i paesi membri dell'Ue approvato nel settembre 2015.

Cosa prevede il piano di ricollocazione dei migranti

Il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea convocato a Bruxelles il 22 e 23 settembre 2015 aveva approvato con la maggioranza qualificata (non potendo raggiungere l'unanimità) il piano riguardante la collocazione di 160 mila migranti nei diversi stati membri.

All'approvazione si erano opposti i paesi dell'est Europa tra cui Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria. Dei 160 mila previsti, circa 40 mila appartenevano ad un programma di accoglienza volontaria da parte di alcuni paesi europei deciso a giugno. Il periodo di tempo in cui il piano doveva essere effettuato era di 2 anni e prevedeva il ricollocamento di 66 mila persone richiedenti asilo nei primi dodici mesi e i restanti 54 mila nei successivi dodici. Inoltre, secondo il piano, 775 agenti appartenenti alle forze dell'ordine dovevano essere messi a disposizione di Italia e Grecia per contrastare il forte aumento di immigrazione. Nei primi mesi del 2016, scrive Il Post, solo 272 migranti sono stati effettivamente ricollocati, vale a dire solo lo 0,17% della quota stabilita e sono stati inviati solo 447 agenti di polizia dei 775 previsti dal consiglio.

La posizione dell'Austria

Stamattina, alla riunione del Consiglio Affari Interni dell'Ue, il ministro dell'Interno austriaco Wolfgang Sobotka ha espresso la volontà dell'austria di accogliere i rifugiati presenti in Italia e Grecia. Nessuno, quindi, si aspettava l'improvviso dietrofront del paese espresso tramite le parole del cancelliere Christian Kern: "Non siamo agenti provocatori.

Vienna non cercherà un procedimento di infrazione con Bruxelles". A fargli eco, poco dopo, è il ministro della Difesa socialdemocratico Hanz Doskozil che invita l'esecutivo austriaco a adottare un provvedimento concernente l'uscita dell'Austria dal piano di ricollocamento. Sostiene, inoltre, che il suo paese ha accolto molte più domande d'asilo dell'Italia criticando gli ingressi illegali alla frontiera italo-austriaca: "Siamo uno dei Paesi che porta il maggior peso nella questione dei flussi migratori.

Abbiamo fatto a sufficienza la nostra parte».

Non tarda ovviamente la risposta dell'Ue: "Nessun Paese può ritirarsi unilateralmente dal piano europeo di ricollocamenti, che è legalmente vincolante. Se lo facessero sarebbero fuori dalla legge e questo sarebbe profondamente deplorevole e non senza conseguenze" afferma Natasha Bertaud, portavoce della Commissione europea per la Migrazione.