Incarna lo spirito della tradizione conservatrice repubblicana e, in questo momento, è il vero punto di riferimento in politica estera dell'amministrazione Trump. Lo stesso presidente degli Stati Uniti la terrebbe in grandissima considerazione, molto di più rispetto al segretario di Stato, Rex Tillerson. Del resto le ultime prese di posizione di Nikki Haley dinanzi al Consiglio di sicurezza ed all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, di cui è rappresentante permanente per gli States, hanno destato parecchio clamore. Nel primo caso, quando erano in discussione le ulteriori sanzioni contro la Corea del Nord, ha risposto duramente agli ambasciatori di Russia e Cina che chiedevano a Washington di negoziare.

"Questa proposta è un vero insulto", ha detto a chiare lettere, dichiarando successivamente che "l'America è pronta a distruggere completamente la Corea del Nord se continua con le sue provocazioni". Una vera 'iron lady', la stessa che recentemente, in occasione del voto sullo Status di Gerusalemme, aveva avvisato con toni minacciosi che si sarebbe segnata "i nomi di coloro che ci criticano". Questa fedele alleata di Trump nelle sue strategie politiche, compreso il giro di vite sull'immigrazione, è in realtà figlia di immigrati indiani.

La carriera politica

Il suo nome da nubile è Nimrata Nikki Randhawa, nata a Bamberg, in South Carolina, il 20 gennaio del 1972. La famiglia d'origine è indiana, di religione sikh, immigrata dal Punjab.

Nikki ha iniziato ad occuparsi di politica qualche anno dopo la laurea alla Clemson University, lavorando inizialmente per la Camera di Commercio di Bamberg ed aderendo al Partito Repubblicano. Nel 1996 ha sposato Michael Haley, impiegato presso il Dipartimento dell'esercito, e ne ha assunto il cognome. Nel 2004 la sua prima elezione presso la legislatura statale della South Carolina, sei anni dopo la decisione di candidarsi alla carica di governatore, ruolo ottenuto sconfiggendo il democratico Vincent Sheheen.

Donald Trump l'ha designata nel ruolo di ambasciatrice alle Nazioni Unite lo scorso novembre, pochi giorni dopo la sua elezione alla presidenza, in sostituzione di Samantha Power. Nikki Haley ha sostenuto con estrema determinazione tutte le decisioni in politica estera del presidente, a partire dal raid missilistico contro il governo siriano dello scorso aprile, passando per l'uscita dagli accordi sul clima di Parigi e dall'abbandondo del trattato sul nucleare con l'Iran.

Strenua, come detto, la sua verso il quale lascia intendere di essere favorevole all'intervento militare, così com'è stata ferma nel sostenere la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato d'Israele. La vulcanica Nikki ha organizzato e curato in ogni dettaglio la prima apparizione di Donald Trump alle Nazioni Unite, di lei si dice che 'sta stare al suo posto senza manie di protagonismo'. Quando era governatore della South Carolina, tra le battaglie politiche che l'hanno vista in prima linea quelle contro l'immigrazione illegale e l'aborto.