Una Caporetto o una Waterloo, dipende da quale versante si scelga di leggere la Storia. Quella strettamente contemporanea boccia a larghissima maggioranza Donald Trump e la sua amministrazione, le Nazioni Unite non condividono la scelta del presidente degli Stati Uniti, assolutamente arbitraria, di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato di Israele. Pertanto, la risoluzione presentata da Turchia e Yemen che ha condannato l'atto della Casa Bianca, è stata votata da una maggioranza assolutamente schiacciante. Soltanto 9 i voti a favore (tra i quali, naturalmente, quelli di Stati Uniti ed Israele), mentre i contrari sono stati 128 ed in 35 si sono astenuti.

Abu Mazen: 'La Palestina gode del sostegno internazionale'

Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente palestinese Abu Mazen dopo il voto. "Il voto dell'Assemblea generale dell'ONU ribadisce ancora una volta che quella del popolo palestinese è una giusta causa e gode del sostegno della comunità internazionale. Nessuna decisione da qualsiasi parte potrà cambiare la realtà dei fatti. Gerusalemme è un territorio occupato in base alla legge internazionale". Il riferimento è alla risoluzione ONU 242 del 1967 che determina lo status di 'territorio occupato' di Gerusalemme Est e che, dunque, stabiisce che sarà parte integrante dello Stato di Palestina dopo la sua creazione. Al tal proposito l'Autorità Nazionale Palestinese promulgò una legge che designava capitale Gerusalemme Est, ratificata nel 2002 dall'allora presidente Yasser Arafat.

Abu Mazen ha inoltre ribadito che proseguirà il suo sforzo presso l'ONU "per mettere fine all'occupazione e stabilre il nostro Stato con Gerusalemme Est come capitale".

Le proteste di Israele

Furente il rappresentante del governo di Tel Aviv che ha usato parole durissime. "Questo voto - ha detto - finirà nella spazzatura della storia".

Indignato anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "L'ONU è la casa delle bugie - ha detto - ma Gerusalemme è la capitale d'Israele, che l'ONU la riconosca o meno. Ci sono voluti 70 anni prima che gli Stati Uniti la riconoscessero come tale, magari ci vorranno altrettanti anni prima che la riconosca l'ONU. Ad ogni modo - ha concluso - ringrazio il presidente Trump e l'ambasciatrice Haley per la difesa della verità".

La posizione degli Stati Uniti

Quanto sancito dal Palazzo di Vetro è una sorta di 'certificazione' sulla politica assolutamente approssimativa di Donald Trump. Con un atto assolutamente unilaterale che adesso ha ufficialmente la contrarietà della comunità internazionale, Trump ha portato avanti ciò che ben tre presidenti prima di lui avevano definito una 'risoluzione consultiva'. Il Congresso degli Stati Uniti, infatti, aveva riconosciuto Gerusalemme capitale d'Israele con propria risoluzione già nel 1990, ma tanto Bill Clinton quanto George W. Bush e Barack Obama avevano preferito non prendere una posizione, ben consapevoli di quanto fosse rischiosa per i delicati equilibri nella regione. La questione legata alla storica città, di fatto, va avanti dal 1979 ed è sempre stato uno degli ostacoli più insormontabili nel difficile processo di pace, tant'é che sia in occasione degli accordi di Oslo del 1993 che di quelli di Camp David sette anni più tardi, non venne mai raggiunta una vera intesa a riguardo.

Un ultimo pensiero per Nikki Haley, fin troppo focosa ambasciatrice americana all'ONU che ha ben pensato di minacciare la comunità internazionale pochi giorni prima del voto. "Prenderemo i nomi di chi ci critica", aveva detto. Non vorremmo trovarci nel suoi panni, visto che ne dovrà trascrivere oltre un centinaio.