Perché un batterio può resistere ai farmaci? Una domanda lecita quando le statistiche mettono in evidenza l'uso eccessivo di farmaci come gli antibiotici. L'Italia, in particolare, è uno dei primi paesi UE che ne fa un uso spregiudicato. Dunque è il continuo uso di questo medicinale a far sì che il batterio apprenda come difendersi. Bisogna partire da qui, e dalla domanda iniziale, per capire cosa stia realmente accadendo.
Tipi di batteri, resistenza e uso dei farmaci
I batteri, facendo riferimento a quelli che causano le malattie, si distinguono in sensibili e insensibili.
I primi reagiscono alla somministrazione di un antibiotico, per cui muoiono; a differenza dei secondi che subito dopo tendono a moltiplicarsi. La situazione arriva a complicarsi nel momento in cui i batteri insensibili condividono la loro resistenza ai farmaci con altri microrganismi. Ecco che la resistenza per questi ultimi diventa acquisita, perché avviene una sorta di scambio di patrimonio genetico tra specie di batteri. Quanto all'uso dei farmaci è necessario considerare comportamenti sbagliati come:
- Il non rispetto delle dosi prescritte o indicate nel foglietto illustrativo;
- il non rispetto della durata della terapia;
- l'eccesso di questi farmaci per uso preventivo. Per esempio negli ospedali.
Cos'è avvenuto in Cina?
In Cina si è scoperto che l'abuso dell'antibiotico Colistina negli animali d'allevamento ha prodotto una mutazione genetica tale che i batteri hanno cominciato a non farsi uccidere.
La gravità si evince dal fatto che tale gene della resistenza è stato acquisito da altre specie batteriche. Dunque la situazione potrebbe diventare realmente allarmante nel momento in cui si avrà una diffusione a livello mondiale. L'intera popolazione correrebbe un rischio tale da dover cominciare a pensare a soluzioni farmacologiche di un livello superiore all'antibiotico.
Una soluzione da applicare fin da subito nei casi di degenza ospedaliera preventiva, o a seguito di intervento chirurgico, dovrebbe consistere nell'inserimento perenne di un infettivologo all'interno del team medico. Questo porterebbe a un contenimento dei migliaia di casi di decessi per infezione in Italia.