Lo stato pro-infiammatorio, che accomuna il cancro all’obesità, aumenta il rischio di insorgenza di molti tumori. Secondo quanto pubblicato su Translational Research nel gennaio 2017, in caso di obesità, la composizione del microbiota intestinale (flora batterica) contribuisce all’infiammazione, mediante produzione di sostanze in grado di stimolare reazioni infiammatorie nell’ospite (uomo).

E’ stato osservato che la dieta modula la struttura dei batteri intestinali e l’assorbimento di prodotti batterici dal lume intestinale.

In particolare, quella ad alto carico di grassi saturi (ad esempio derivata da carne rossa processata), facilita l’assorbimento delle endotossine batteriche (lipoposaccaride, LPS) rilasciate dai batteri intestinali patogeni.

La strategia ottimale per ridurre gli stimoli pro-infiammatori è quella di diminuire i depositi di grasso corporeo mediante un’alimentazione corretta, ricca di fibre provenienti da frutta e ortaggi.

Obesità e cancro

Le indagini finora raccolte hanno mostrato che l’obesità è uno dei fattori principali di aumento di rischio di tumori in vari distretti (endometrio, reni, colon-retto, esofago, pancreas, mammella, vescica, fegato, tiroide e ovaio).

Tra i meccanismi di formazione dei tumori si presentano alterazioni ormonali a carico degli estrogeni, iperinsulinemia (alti valori di insulina nel sangue), insulino-resistenza e attivazione di sostanze pro-infiammatorie.

Nel siero sono stati riscontrati markers di infiammazione alterati: aumento di proteina C reattiva (PCR) e di citochine pro-infiammatorie (TNFalfa, IL-1); nelle urine, invece, un incremento delle prostaglandine PGE2.

La perdita di peso ha mostrato effetti benefici sull’infiammazione associata all’obesità; un calo corporeo di almeno il 5-10 % del peso iniziale ha ottenuto la diminuzione i livelli di TNF-alfa, IL-1, PGE2 e PCR.

Azione della dieta sul microbiota

Gli alimenti sono in grado di alterare il microbiota, sia nell’intestino tenue che nel colon.

Una dieta carica di grassi saturi e povera di ortaggi e fibre, risulta essere pro-infiammatoria: facilita l’assorbimento dell’LPS (endotossina) batterica e aumenta la permeabilità intestinale. E’ sufficiente un singolo pasto ricco di grassi per indurre aumento dell’endotossemia postprandiale e successiva produzione di citochine ed eicosanoidi (PGE2) pro-infiammatori.

Una dieta ricca di frutta, ortaggi, cereali a chicco intero, acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi con rapporto elevato di omega3/omega6, ha avuto invece effetti anti-infiammatori. In queste condizioni le fibre vengono digerite dai batteri del colon per rilasciare acidi grassi a corta catena, ad azione benefica sul colon (riducono, nel dettaglio, l’esposizione all’LPS, la permeabilità intestinale e migliorano la funzione della barriera della mucosa intestinale).

L’olio di pesce, in particolare, ha ridotto l’infiammazione e la disbiosi (alterazione della flora batterica intestinale) provocata da una ricca dieta di grassi saturi.