Sarà capitato a tutti di vedere una persona anziana appisolarsi con molta facilità, magari davanti alla televisione o addirittura su una sedia scomoda. Alla base di tale fenomenologia piuttosto diffusa ci sarebbe una scoperta che potrebbe cambiare radicalmente il modo di vedere il problema: contrariamente a quanto si possa pensare, gli anziani dormono male e non poco. Spesso infatti si tende ad attribuire la stanchezza diurna al fatto che si facciano poche ore di sonno, ma in realtà la causa è un'altra. A spiegarlo sono stati due rinomati professori: Nicola Ferrara dell'Università Federico II di Napoli e Raffaele Antonelli Incalzi dell'Università Campus Bio-Medico di Roma.
Le persone anziane dormono male e non poco
Il problema legato ai continui attacchi di sonno, che si verificano durante il giorno andando a minacciare anche le relazioni sociali, è totalmente da rivalutare. È un pensiero comune che gli anziani dormano poco, ma in realtà non c'è nulla di più sbagliato. Secondo il professor Raffaele Antonelli Incalzi, luminare dell'Università Campus Bio-Medico della città di Roma, la quantità di sonno necessaria all'organismo tende a diminuire man mano che l'età aumenta: vige, infatti, un rapporto di proporzionalità inversa tra gli anni e le ore di sonno da assicurare al proprio corpo.
Si pensi ad esempio a quando si è piccoli: accade sovente che i bebè si addormentino sempre; ciò è sintomo di un'esigenza piuttosto grande di riposare.
Al contrario, quando si diventa adulti, diventano sufficienti 7-9 ore di sonno per evitare di accusare i primi sintomi di stanchezza. Per quanto riguarda invece gli anziani, è stato dimostrato che per loro sono sufficienti anche 5 ore di sonno: solo andando al di sotto di tale soglia, si cominciano ad avvertire i segnali legati alla sonnolenza.
In virtù di ciò, l'appisolarsi di frequente è da ricondurre ad altre cause.
Ecco perché gli anziani dormono male
Appurato che la quantità di sonno non è la causa del malessere delle persone rientranti nella terza età, bisogna dunque ricondurre ad altro tale fenomenologia. Secondo il professor Incalzi, il vero problema sarebbe legato al fatto che molti anziani dormono male di notte: ciò vuol dire che non riescono ad addormentarsi con facilità di sera, rimanendo così svegli a lungo.
Ciò fa nascere l'esigenza di dover recuperare le energie di giorno, alterando le abitudini e aumentando le possibilità che si verifichi il decadimento cognitivo. Se, al contrario, si facessero 5 ore di sonno regolari, tali problematiche non si verificherebbero.
Tutto ciò può essere ricondotto a diversi fattori: innanzitutto il professor Nicola Ferrara ha individuato alcuni farmaci, come quelli antidepressivi e parkinsoniani, che contengono delle sostanze che inducono la sonnolenza anche diurna. Accanto all'utilizzo di tali medicinali, vi sono anche dei comportamenti scorretti che possono essere rimossi mettendo in atto i consigli forniti dal docente partenopeo. In primis si possono concentrare le ore di sonno durante la notte assumendo durante la cena i carboidrati; un'azione ben più efficace la si può ottenere accostando anche un'attività fisica leggera da svolgere a giorni alterni, come ad esempio la disciplina del tai-chi. Se il problema non dovesse risolversi, è possibile consultare il proprio medico, valutando l'assunzione della melatonina e del benzodiazepine.