Una persona che soffre di disturbi psichiatrici spesso, purtroppo, si ritrova da sola. Alla sofferenza intangibile ma reale che accompagna la malattia mentale, spesso si sovrappone una seconda tortura, più concreta e socialmente accettata, determinata dallo stigma nei confronti di queste patologie. Matto, pazzo, folle, malato di mente, instabile: tutte parole di uso comune, tutte parole con una connotazione negativa evidente che mettono in risalto quella che è l’opinione maggiormente diffusa fra la popolazione.

Il pazzo fa paura, il matto dev'essere isolato, con il folle è meglio non averci a che fare

Questo atteggiamento diffuso è estremamente dannoso: è dimostrato come, in quasi tutti i disturbi psichiatrici, l'isolamento sociale comporti un aggravarsi dei sintomi, una maggiore propensione ad atteggiamenti rischiosi (assunzione di sostanze stupefacenti o alcolici), una minore fiducia nella possibilità di guarire e di reinserirsi nel tessuto sociale. Perché una persona sofferente deve sentirsi in colpa, emarginata, isolata, giudicata e talvolta insultata per una condizione che non è una scelta? Perché nella nostra società, nell'anno 2017, è ancora tabù parlare di disturbi mentali? Perché non possono ricevere la stessa comprensione, la stessa vicinanza riservata a qualsiasi altra patologia?

Che cosa spaventa la gente? A differenza di un tumore, di un osso rotto o di un'amputazione, è difficile per un osservatore esterno capire la sofferenza della mente di un'altra persona. È complesso, richiede pazienza, empatia, capacità di ascolto.

È necessario avere fiducia nei confronti di chi si apre per ammettere un problema, senza giudizi, senza preconcetti.

Il 15% dei depressi unipolari si uccide, il 50% tenta il suicidio: sono stimati circa 850.000 morti ogni anno nel mondo per depressione. Il dolore è reale anche se esiste solo nella mente, non sottovalutate questo aspetto. Le cause sono molteplici, ma le principali sono senza dubbio le seguenti.

Ignoranza

Lo studio scientifico dei disturbi mentali è una disciplina tutto sommato recente, iniziata nella seconda metà del XIX secolo.

Per questa ragione, alcuni concetti-chiave riguardo la salute mentale, non sono ancora radicati nella mentalità comune e, se la maggior parte della popolazione è informata su che cosa sia un virus, un batterio o un mitocondrio, vaga ancora nel buio quando si parla neuro-trasmettitori, allucinazioni o traumi infantili.

Non conoscere le cause scatenanti di un disturbo e il tipo di esperienza vissuta dal paziente, di certo non aiuta a formarsi un'opinione oggettiva

Pregiudizio dettato dai mass media

Lo stesso processo mentale che porta molte persone a pensare che gli aerei siano più pericolosi delle auto, spinge a ritenere le persone con un disturbo mentale più pericolose delle altre.

Un serial killer o un mass shooter che uccide venti persone in un giorno, ovviamente è più d'impatto di mille omicidi compiuti da persone perfettamente sane mentalmente.

La morbosa attenzione dei media sempre alla ricerca dell'ultimo "mostro" da gettare in pasto al popolo, distorce la percezione comune creando paure, spesso immotivate, nei confronti di individui non necessariamente pericolosi.