I contribuenti italiani sono persone che non si stupiscono di niente, ecco perché quello che sta succedendo in questi giorni, non li spiazzerà sicuramente. Ci riferiamo al 730, il modello di dichiarazione dei redditi giunto alla seconda edizione in formato precompilato, che da domani due maggio potrà iniziare ad essere inoltrato al fisco. In parole povere, da domani, ciascun contribuente può chiudere la propria situazione fiscale e quindi pagare le imposte dovute. Il problema però è relativo ad alcune spese detraibili che non si capisce bene se e come possono essere scaricate dalle tasse.

Detrazioni per il servizio mensa

La Legge di Stabilità del 2016 ha introdotto alcune novità che riguardano le spese sostenute per i figli che vanno a scuola. Da quest’anno si possono scaricare le spese per l’Università, le scuole superiori e tutte le altre, cioè di ciascun ordine e grado, a partire da quella d’infanzia. Il tetto massimo di spesa da detrarre è stato fissato in 400 euro a figlio. Le scuole pubbliche però, fino a prova contraria sono gratuite e questo sembrava rendere inutile questa detrazione per la stragrande maggioranza dei contribuenti. L’Agenzia delle Entrate ha subito smontato questo problema interpretativo stabilendo che tra le spese scolastiche detraibili potevano essere inserite quelle per la mensa.

Qui però nasce un nuovo dilemma che in questi giorni sta spingendo i CAF ed i professionisti del settore a temporeggiare o nella peggiore delle ipotesi a non accettare da parte dei loro clienti, le spese della mensa come detraibili.

I dubbi provengono dal fatto che di norma le mense scolastiche sono gestite dai comuni, non dagli istituti scolastici e quindi non sono sicuri di poterle inserire tra le spese scolastiche come recitano le istruzioni del 730.

Infatti i soldi che si spendono per far mangiare i figli a scuola, sono incassati dal comune che ne sopporta le spese, tanto è vero che i comuni, o almeno alcuni di essi, erogano già il foglio riepilogativo delle spese sostenute dai propri cittadini nel 2015. L’Agenzia delle Entrate non ha ancora provveduto ad emanare una circolare esplicativa definitiva come auspicavano i CAF, questo nonostante, come dicevamo, da domani partiranno gli invii.

Università limite di spesa

Altro cavillo che rende impresentabile subito la dichiarazione, o quanto meno la rende a rischio errore è quello relativo alle spese universitarie ed alle differenze tra Atenei privati e pubblici. In linea generale, le spese che si sostengono nel privato, sono superiori a quelle del pubblico e da sempre si è cercato di porre rimedio a questa differenza. Dallo scorso anno, le spese massime scaricabili per l’istruzione universitaria dei propri figli era stata equiparata tra Università private e pubbliche. Infatti, per un ragazzo iscritto ad un Ateneo privato, per capire quanto effettivamente scaricare, bisognava trovare un Ateneo pubblico con un corso di laurea simile, e scaricare l’importo massimo così come previsto per quest’ultimo.

Da quest’anno, sempre come stabilito in manovra finanziaria, sarà il Ministero a deliberare sugli importi massimi detraibili. Il problema è che ad oggi, questo decreto ancora non è stato emanato ed i contribuenti o a chi loro si rivolgono per l’assistenza, brancolano nel buio.