Ogni specie animale in via di estinzione, si sa, viene tutelata dalla legge perché il numero degli individui di quella specie possa raggiungere la soglia di sicurezza scongiurando il rischio di perdere, spesso per colpa dell'uomo, un tassello della biodiversità che arricchisce l'ecosistema attraverso le numerosissime forme di vita. Il primo animale che viene associato alla parola estinzione è il panda perché scelto come simbolo dal Wwf. Ma tra gli altri animali ad essere stati decimati c'è il lupo, che nonostante sia specie protetta continua ad essere in pericolo di estinzione. In soli 15 mesi ne sono stati uccisi 80, numero che incide molto su un totale di individui già esiguo, sia per investimenti stradali che per colpa dei bracconieri, i quali danno sfogo alla loro inaccettabile intolleranza verso questo splendido animale.

Il responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, ha commentato: "Questi episodi, in crescita, non devono essere sottovalutati ma spingere, al contrario, enti e istituzioni a rafforzare sia le misure di controllo del territorio per porre un freno al bracconaggio, sia quelle di prevenzione dei danni alla fauna domestica che spesso innescano un inasprimento degli atteggiamenti di intolleranza nei confronti dei grandi carnivori".

Il caso più recente è quello avvenuto vicino a Mirabello Sannitico, in Molise, dove l'animale trovato morto è stato investito mentre in precedenza in Basilicata sono stati tre i lupi uccisi probabilmente per avvelenamento, quindi in questa circostanza non si tratterebbe di una triste fatalità. Prosegue Nicoletti: "Ecco perché la delicata questione dell'interfaccia tra i grandi carnivori e le attività antropiche necessita dell'incontro e del lavoro congiunto di tutti i soggetti interessati, come il personale tecnico dei Parchi, gli uomini della Forestale impegnati nelle attività di monitoraggio intensivo di diverse specie selvatiche e gli allevatori, alcuni dei quali con coraggio e lungimiranza hanno deciso di investire nella prevenzione e nella sperimentazione di nuovi sistemi di gestione dei conflitti".

Attraverso il progetto Life Wolfnet, a cui hanno partecipato Legambiente, l'Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana,la Provincia dell'Aquila e i Parchi Nazionali della Majella, del Pollino e delle Foreste Casentinesi è stato possibile avanzare nella messa in opera di tale lavoro, che lo scorso 15 aprile ha visto un ulteriore progresso presso la sede del Corpo forestale dello Stato di Roma, dove è stato presentato il "Manuale delle attività investigative per i reati contro la fauna". Questo strumento penale stabilisce quali debbano essere le procedure giuridiche per la prevenzione e la repressione di atti di intolleranza verso la fauna selvatica, perché una specie protetta possa ritornare a popolare il proprio habitat emozionando gli esseri umani che hanno contribuito a raggiungere questo obiettivo, distinguendosi dai bracconieri, anche umani ma privi di sensibilità nell'animo.