Alcuni esperti pensano che sia ancora possibile ridurre le emissioni globali del 50% da qui al 2050, un obiettivo definito in modo arbitrario, ma che si ritiene possa ridurre al minimo il rischio di disastri provocati dal cambiamento climatico. Secondo gli scienziati, raggiungere questo risultato è possibile, ma solo se ci si impegna a fondo. Sì, ma quanto a fondo? C'è un solo Paese, la Francia, che ha ridotto le emissioni di gas serra con il ritmo che sarebbe necessario mantenere da qui al 2050 per centrare lo scopo.
Nel corso di un ragguardevole periodo di 30 anni, la Francia è passata da una produzione inferiore all'1% di energia elettrica prodotta da reattori nucleari, che non emettono direttamente anidride carbonica, a circa l'80% di energia da atomo.
Secondo uno studio dell'Università di San Diego, California, nel periodo di costruzione accelerata degli impianti nucleari, la Francia è riuscita a ridurre le emissioni ad un ritmo del 2% all'anno. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione prefissati, il mondo, nella sua globalità, dovrebbe fare la stessa cosa, e mantenere lo stesso ritmo per un lungo periodo di tempo.
La transizione francese non è stata facile. L'intero progetto è stato molto costoso. Ed è diventato più costoso con il passare del tempo, cosa che senza alcun dubbio succederà se si dovesse optare per la soluzione nucleare perché le opzioni più economiche per ridurre le emissioni sono state già rapidamente esaurite negli anni precedenti.
Per dare un senso di quanto sia difficile replicare lo stesso andamento di riduzione visto in Francia, guardate cosa è successo negli Stati Uniti. Una recessione profonda ha ridotto i consumi di energia e allo stesso tempo i progressi della tecnologia - fracking, ecc. - hanno sbloccato enormi quantità di gas naturale, spingendo le società di produzione elettrica a chiudere gli impianti a carbone in favore di quelli alimentati a gas che emettono la metà di anidride carbonica.
In un solo anno, il 2009, le emissioni sono cadute di una percentuale impressionante, - 6,7%! Ma una riduzione di quell'ampiezza si è prodotta solo in quell'anno. Se si guarda indietro, a partire dall'anno 2000, si vede che la riduzione media dall'inizio del secolo 21mo è stata inferiore all'1% all'anno, meno della metà di quello che sarebbe necessario per centrare gli obiettivi globali di contenimento dei gas serra.
Il nucleare non è certo una soluzione facile, ma prima di demonizzarlo, si devono valutare in modo serio le alternative realmente a disposizione. Il gas è senz'altro una ottima soluzione nel breve termine, ma anch'esso produce anidride carbonica. E chi si sente di scommettere oggi sulla continuità di forniture dalla Russia? Non l'Europa, a parte la Francia che non ne ha bisogno. Le rinnovabili potrebbero essere un'altra soluzione, ma non tutti i Paesi sono fortunati come l'Islanda (geotermico) o la Scozia (eolico offshore). Per il resto, la quantità di energia prodotta da altre fonti - fotovoltaico, biomasse, ecc. - è di dimensioni risibili di fronte ai bisogni di una civiltà moderna. E, tornando al nucleare, l'Ucraina, a dispetto di Chernobyl, aveva già deciso di ammodernare e incrementare il suo parco di 4 centrali nucleari a tecnologia vetero-russa. Mancando il gas russo, il progetto è diventato assolutamente prioritario. A meno di non ricorrere ancora al carbone.