Un grande diamante, un bene prezioso che, coperto dal "carbone" dei rifiuti e dalla scarsa considerazione delle istituzioni, non riesce ad esprimere le sue potenzialità. Stiamo parlando del Parco Nazionale del Vesuvio, grande riserva naturale che sorge nella zona vesuviana di Napoli, afflitta da problemi e questioni piuttosto delicate. Ne abbiamo parlato con Luca Capasso, presidente della comunità dei sindaci dell'ente parco e sindaco del Comune di Ottaviano.
Circa 300 mila tonnellate di rifiuti abbandonati: come si sta intervenendo?
Il Parco Nazionale del Vesuvio, attualmente, è in regime di commissariamento e, come sempre accade in queste situazioni, vi è una forte instabilità che non permette di attuare una programmazione a lungo termine.
La comunità dei sindaci dell'ente parco più volte ha chiesto al Ministero dell'Agricoltura e alla Regione Campania di intervenire per nominare un presidente e un direttivo.
In merito al problema dei rifiuti, quando fu scoperta ad Ercolano la discarica di fusti tossici, la comunità del Parco chiese a gran voce l'intervento del Governo. Del resto, è impossibile pensare che l'ente, o i Comuni, possano intervenire con le loro risorse, che sono pari a zero, per una bonifica ed il monitoraggio di tutto il territorio. Il Governo dovrebbe attuare una bonifica immediata e un controllo completo di tutta la zona del Parco, per verificare se ci sono altre aree di sversamenti illeciti. Finora non abbiamo avuto alcuna risposta.
Nei prossimi giorni ci sarà un'altra riunione dell'ente parco, e speriamo di avere finalmente un presidente per mettere in campo sinergie e forze per migliorare la situazione.
Come mai le istituzioni non intervengono per aiutare il Parco Nazionale del Vesuvio?
Ritengo che il Governo debba dare una mano per una serie di interventi importanti che l'ente parco, da solo, non può attuare.
Per il resto, penso che debba essere il Parco ad autogestirsi, e che lo possa fare. Ad esempio, il Parco del Vesuvio ha dei residui che può spendere, infatti, in accordo con la presidenza, stiamo programmando la spesa di questi residui per la videosorveglianza e la gestione degli abbattimenti.
In tema di agricoltura, si parla di riduzione dei terreni coltivabili, come si sta agendo in tal senso?
I terreni, in realtà, ci sono: in Campania abbiamo delle eccellenze come le albicocche del Vesuvio e i pomodori del piennolo, tutte risorse che, però, vengono sfruttate male. Ultimamente la mentalità sta un po' cambiando. Si sta tornando alla coltivazione con una serie di cooperative che riescono ad esportare prodotti del Parco Nazionale del Vesuvio, vivendo di questo e dando lavoro ai giovani. Ed è in questo senso che bisogna lavorare per far crescere il settore.
Presidente della comunità dei sindaci del Parco Nazionale del Vesuvio: cosa rappresenta per Lei questa carica e quali risorse il Parco può dare al territorio?
La carica è molto importante e ne sono orgoglioso, perché essere eletto all'unanimità da tutti i sindaci dei Comuni del Parco, mi rende fiero. Il problema del Parco è che viene visto da tutti i paesi e i cittadini come un organo che pone vincoli e non porta alcun vantaggio. Tutto ciò avviene anche per colpa della politica, che in questi anni non ha fatto nulla. Il Parco ha bisogno di una struttura operativa che possa essere volano di idee, di imprese e progetti. Servono una serie di interventi mirati ed iniziative legate ad economia e turismo. Possediamo delle bellezze che ci invidia tutto il mondo, ma non le sappiamo sfruttare, né pubblicizzare; questo è il nostro grande limite.