Situato nella zona tra Vercellie Asigliano, la storia dell'inceneritore comincia negli anni '70, come per la maggior parte di questi impianti in tutto il paese, e si conclude lo scorso anno il 2014, dopo che nel 2013 aveva ripreso la sua attività.Tutti i fumi e gli sgradevoli odori di questo ecomostro sembravano oramai nel dimenticatoio, ma la storia di questo impianto nei mesi scorsi ha rivelato il suo lato più oscuro e inquietante. Questa estate, l’agenzia regionale per l’Ambiente (ARPA) di Vercelli ha diffuso, senza le autorizzazionidella Regione, i dati epidemiologici che hanno messo in relazione le ormai passate emissioni e le malattie: risultato, + 400% di incremento dei tumori al colon retto per chi vive nei pressi di questo mostro fatto di acciaio e fumi passati, ma polveri presenti.

L'esito finale della pubblicazione di questi dati è stato la rimozione del dirigente ARPA che è andato controcorrente e a favore dei cittadini, e la convocazione immediata di un tavolo tecnico in Regione Piemonte per analizzare la "situazione".

Sorprendenti dichiarazioni ufficiali

Le sorprese non finiscono qui, perché ai cittadini resta da capire se sono state più lesive le polveri di 40 anni di emissioni di quelmostroinquinante, o l’ultima dichiarazionedell’assessore alla sanità della Regione Piemonte, il quale afferma che l’aria di quel "maledetto camino" è buona!"I principali inquinanti emessi nel passato erano prodotti da fonti diverse dall’inceneritore, quali alcune pratiche agricole (abbruciamento delle stoppie), il traffico automobilistico, la combustione domestica e le attività della zona industriale".

Quindi, secondo l’assessore regionale all’ambiente Antonio Saitta, tra gli anni '70 e il 2014, Vercelli e Asigliano avevano un traffico e una popolazione molto simili ad aree di megalopoli mondiali.

Interrogazioni in Parlamento

Il sito in questione è arrivato anche nella camera del Parlamento quando era ancora funzionante, con conseguenti interrogazioni parlamentari che avevano prodotto un nulla di fatto.

Nei mesi scorsi, il Movimento 5 Stelle di Vercelli e Provincia, insieme ai colleghi regionali e al deputato Mirko Busto, hanno riproposto la questione scottanteal ministro dell’ambienteGian Luigi Galletti e al ministro della Salute Beatrice Lorenzin,affinché il sito sia dichiarato "d'interesse nazionale" e vengano stanziati fondi per la bonifica di tutta l'area interessata.

Infatti, quello che maggiormente preme sapere, è proprio la vastità dell'area sottoposta all'inquinamento da queste quarantennali polveri, che potrebbe essere molto più ampia di quanto si creda. Inoltre, non bisogna dimenticare il fenomeno della penetrazione, nei decenni, nelle affioranti falde del vercellese e nelle circostanti coltivazioni risicole. Insomma, un danno alla salute e un'indagine che non si concluderà presto e che non sarà certamente a lieto fine.