Le foreste e i boschi in Italia stanno crescendo sempre di più; l’INFC (inventario nazionale foreste e carbonio) stima che il nostro polmone verde abbia oramai raggiunto gli 11 milioni di ettari.Il forte aumento degli alberi sul territorio nazionale è sicuramente una buona notizia. Se calcoliamo che l’Italia ha una estensione di 30 milioni di ettari, ci accorgiamo subito che un terzo del paese è “verde”. Non solo, ma questa immensa distesa di fusti ha un'importante funzione, ovvero quella di assorbire CO2, immobilizzando grandi quantità di carbonio, e quest'attività è salutare per l'Ambiente.
L’incremento più rapido delle aree verdi è avvenuto a partire dagli anni '70 del secolo scorso, fino al primo decennio di questo secolo. In questi 30 anni, al patrimonio boschivo si sono aggiunti 3,5 milioni di ettari agli 8 già esistenti.
I tipi di bosco
Che tipi di bosco abbiamo in Italia? Principalmente bosco alto, cioè rovere, faggio, querce, leccio, e poi boschi di conifere, fra i quali spicca l’abete rosso, seguito da pino, larice e abete bianco. Le regioni italiane hanno superfici coperte da foreste in percentuale variabile: si passa dalla Liguria al Trentino, dove i boschi coprono quasi il 60% del territorio, fino allaPuglia dove la percentuale scende sotto il 10%.
Aspetti negativi
Vi è anche un aspetto negativo correlato all'aumento dei boschi, ed è rappresentato dalle cause che hanno portato all'incremento delle zone verdi.
In questi anni gli alberi sono aumentati non per una precisa strategia nazionale in tema ambientale, ma in seguito all'abbandono del territorio da parte degli uomini. In particolare, i terreni collinari e ancor di più quelli montagnosi, hanno visto un calo della popolazione e un progressivo abbandono delle zone dedicate all'agricoltura meno redditizia, proprio quella di collina e montagna.
Questo ha permesso agli alberi di conquistare lentamente, ma inesorabilmente, spazi sempre più ampi.
I boschi sono diventati fitti, formati da specie povere, non più curati come un tempo, quando la necessità di legna per riscaldarsi e cucinare portava alla pulizia e alla sostituzione degli alberi. Oltretutto, in caso di incendio diventano difficili perfino le operazioni di accesso alle aree con conseguente difficoltà di controllo delle fiamme.
Il ritorno degli animali
Collegato all'incremento delle foreste e boschi e all'abbandono del territorio da parte dell’uomo, vi è il ritorno di animali ridotti di numero, o quasi scomparsi negli scorsi anni. È il caso di cervi, camosci e caprioli, quasi totalmente assenti fino alla fine dello scorso secolo, ad eccezione delle aree dei grandi parchi Nazionali, e ora ritornati a popolare le valli alpine, oppure di cinghiali sulle colline dell’Appennino. Al seguito di questi assistiamo al ritorno dei predatori quali il lupo, l’orso, la lince e la volpe,che erano stati scacciati dalle nostre montagne e colline da un paio di secoli.
L’orso, a dire il vero, non era mai scomparso del tuttoanche se, a causa dell'uomo, il suo habitat si era ridotto.
Sulle Alpi, nel secolo scorso, lo si poteva trovare solo in Trentino: qui negli anni '90 ne rimanevano meno di 10 esemplari. Da allora una maggiore attenzione verso questo animale ne ha permesso l’incremento nel numero.Anche il lupo aveva visto ridursi la sua popolazione. Si stima che negli anni '80 del secolo passato ce ne fossero solo un centinaio di individui, tutti sull'Appennino toscano. Oggi questo animale ha fatto ritorno non solo su tutto l’Appennino, ma qualche esemplare comincia a popolare anche le valli alpine.