La scorsa settimana un viceministro ed un amministratore statale sono stati presi in ostaggio dalla popolazione di El Alto, alle porte di La Paz, perché considerati responsabili della grave crisi idrica che sta colpendo gran parte della Bolivia. L'incidente non ha avuto conseguenze, ma può dare un'idea della gravità della situazione.

La peggior crisi da 25 anni

Il presidente Evo Morales ha dichiarato l'emergenza nazionale, indicandone le cause principalmente nel cambio climatico. Si tratta senza dubbio della peggior crisi idrica degli ultimi 25 anni; tuttavia le proteste della popolazione sottolineano anche altri aspetti che hanno contribuito a rendere così grave la situazione.

Il governo ha rimosso due autorità che avevano una responsabilità diretta nella gestione delle risorse idriche, ma la situazione non sembra vicina alla soluzione. In cinque dei nove dipartimenti dello stato boliviano la crisi idrica ha raggiunto livelli preoccupanti: nei bacini idrici che soddisfano il fabbisogno idrico di La Paz, il volume di acqua arriva appena all'8% della loro capienza, in una addirittura all'1%. In quasi 100 quartieri di La Paz l'acqua è razionata ormai da due settimane, il che significa che viene somministrata per 12 ore ogni tre giorni: nelle zone più povere ciò ha portato a dichiarare l'emergenza sanitaria. Secondo Dirk Hoffmann, ricercatore del Instituto Boliviano de la Montaña, non si tratta di una novità, ma questa crisi “era prevista fin dal 2009, si stanno realizzando le previsioni.”

Le cause

La causa principale della situazione odierna è senza dubbio di natura climatica.

L'ONU ha dichiarato la Bolivia come uno dei paesi più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento climatico, dal momento che il riscaldamento dell'atmosfera dovuto all'aumento di CO2 ha ridotto i ghiacciai boliviani, principale fonte di sostentamento idrico, del 45% dagli anni '80.

Tuttavia contribuiscono anche altri fattori, primo fra tutti l'influenza del fenomeno El Niño che, come certifica la NASA, ha avuto forti influenze sulla siccità che sta colpendo la Bolivia e altre zone del continente latino americano.

In questo periodo infatti, dovrebbe già essere iniziata la stagione delle piogge su gran parte della Cordigliera Andina.

Se da un lato le autorità boliviane hanno giocato un ruolo molto importante nel dibattito ambientale internazionale, dall'altro non è stato tradotto in politiche interne coerenti con le dichiarazioni. Per questo le proteste della popolazione sono rivolte principalmente contro l'Impresa Pubblica Sociale dell'Acqua e Bonifica (EPSAS), accusata come principale responsabile della crisi da quando di è scoperto che tra il 30 ed il 45% dell'acqua veniva sprecata dalle perdite della obsoleta rete di condotte idriche.

Gli esperti segnalano come ai fattori climatici si siano unite cause interne.

La crisi idrica boliviana sottolinea dunque la necessità per ogni paese di prendere misure drastiche d'urgenza per limitare gli effetti del cambio climatico globale.