6 dicembre 2016 - Sumatra. la terra trema, recitava il titolo della celebre pellicola di Luchino Visconti. Il 2016 si è rivelato un anno particolarmente nefasto non solo per le celebrità. Alle 23, ora italiana, un sisma di 6.5 gradi della scala Richter ha scosso l'isola di Sumatra, con epicentro nel distretto Pidie Jaya, nel territorio speciale di Aceh, all'estremità settentrionale dell'isola. Sarebbero alcune centinaia i feriti ancora intrappolati sotto le macerie e il conteggio parziale dei decessi supera le duecento vittime. La scossa, secondo il Servizio geologico statunitense, non sarebbe durata più di tre minuti, un tempo sufficiente a provocare il crollo di almeno un centinaio di abitazioni e di sei moschee.

Non è la prima volta che una calamità geologica si abbatte sulla regione, che nel 2004 fu una delle zone più colpite dal sisma che provocò lo tsunami del 26 dicembre 2004. Sumatra è la terza isola per grandezza dell'arcipelago indonesiano, dopo la Nuova Guinea e il Borneo, ed una delle aree più geologicamente attive del continente asiatico.

La beffa della natura

A rileggere la storia con l'occhio di uno spettatore ingenuo, parrebbe che i disegni della natura rispettino il vecchio detto popolare secondo cui piove sempre sul bagnato. Haiti, già il paese più povero di tutto il continente americano, venne colpito nel 2010 da un devastante Terremoto che seppellì duecentomila persone sotto le macerie di quella che un tempo era Port-au-Prince.

La mancanza di fondi e istituzioni, unita al caratteristico disimpegno internazionale, lasciarono la parte infernale dell'isola di Hispaniola - costituita per l'altra porzione dalla più ricca e fortunata Santo Domingo - nel completo isolamento; oggi ad Haiti si combatte per arginare le epidemie di colera e malaria dovute all'inquinamento delle acque e alla mancata rimozione dei cadaveri in decomposizione.

Il dramma indonesiano di questa notte è destinato a moltiplicarsi nel corso delle prossime ore, data l'impervia condizione dell'isola di Sumatra, ancora rurale e scarsamente attrezzata. L'Indonesia è il più popoloso tra i paesi a maggioranza musulmana, oltre che il quarto paese più popoloso del pianeta, alle spalle di Cina, India e Stati Uniti, un dato allarmante se si considera la massa demografica che annaspa per attestarsi qualche millimetro al di sopra della soglia di povertà.

Eppure, nonostante le gravi difficoltà infrastrutturali, economiche e politiche, non è la prima volta che si trova a dover fronteggiare una calamità di queste proporzioni. Il 27 agosto del 1883, la violentissima eruzione del vulcano Krakatoa, posto nello stretto della Sonda, fra Giava e Sumatra, liberò un'energia pari forse a 200 megatoni, circa quattro volte l'energia sprigionata dalla Bomba Zar, il più potente ordigno termonucleare mai detonato sul pianeta. Si pensa che l'eruzione provocò il rumore più forte mai udito, udito a centinaia di chilometri di distanza; l'isola venne praticamente incenerita e scatenò un maremoto che interessò coste distanti cinquecento chilometri. Cronache dell'epoca raccontano che il fragore venne distintamente udito dalle coste australiane.

Le colonne di fumi esausti viaggiarono per centinaia di chilometri nell'atmosfera terrestre, oscurando il cielo per le settimane successive e generando particolari tramonti visibili per molti mesi a seguire. All'esplosione si attribuisce persino la responsibilità di aver contribuito all'abbassamento della temperatura media terrestre. Il Krakatoa è il caso emblematico di ciò che un terremoto può provocare in una regione ricca vulcani così geologicamente attiva.