Il primo marzo a Bruxelles, e dopo ben nove anni, le autorità mondiali di competenza ristabiliranno la dose scientifica di riferimento (BMD) che deve essere, per legge, presente negli alimenti e, di conseguenza, il residuo massimo di sostanze chimiche tale da non generare problemi e patologie al genere umano. Le autorità presenti definiranno, inoltre, i modelli di massa, partendo da singole analisi per regolamentare i parametri e le metodologie che si andranno ad utilizzare nella valutazione dei rischi in filiera alimentare. Gli elementi in costante contatto per arrivare a stabilire nuovi dettami per i consumatori sono il NOAEL e BMD.

Il primo riguarda la dose residua chimica consentita, e senza effetto avverso osservabile presente negli alimenti; il secondo comprende l'insieme dei processi e della metodica che, supervisionati dalle delegazioni EFSA, FAO e OMS, portano a definire le linee guida per il quantitativo di residuo chimico massimo consentito in campo alimentare. I risultati di queste operazioni scientifiche, condotte su animali, hanno fatto suonare una serie di campanelli d'allarme, evidenziando anche l'insorgenza sempre più frequente di intolleranze e allergie verso alcuni alimenti. Gli esperti del settore hanno dimostrato che, in relazione ai risultati di laboratorio, le normative in vigore sono inadeguate. I residui chimici sono sostanze estranee all'organismo, e la loro assunzione primaria rimane il cibo.

Strano, perché siccome tutti abbiamo bisogno di nutrirci, a questo punto si comincia a temere che ci siamo nutriti di "pane e veleno". In campo industriale queste sostanze standardizzano il prodotto, garantendone quindi la stessa resa e, in particolar modo, in ortaggi e frutta donano un colore acceso ed "invitante". L'utilizzo di queste sostanze, inoltre, trova largo impiego nei prodotti di matrice industriale agricola, perché economiche e "pratiche".

Il glifosato, ad esempio, è il primo erbicida al mondo ed è destinato a più di seicento prodotti che fanno parte della filiera alimentare. Ricerche condotte da menti all'avanguardia hanno portato alla luce, in agricoltori americani e donne in gravidanza definibili come soggetti pesticidi, possibili alterazioni dell'espressione genica, e nei feti ritardi delle capacità cognitive e comportamentali, riducendo le funzionalità enzimatiche, ampliando così i rischi di leucemie del sangue.

Questa sostanza, nel marzo del 2016, dopo un congresso EFSA è stata dichiarata come potenzialmente cancerogena dall'autorità mondiale in campo tumorale (IARC), alimentando ulteriormente i dubbi sul suo utilizzo in agricoltura.

Come ritornare salubri

La paura per gli amanti della salubrità è quella di finire nuovamente in "catacombe" di DDT, e di ritrovarsi con acque e terreni inquinati, impossibili da coltivare. Grazie a campagne finalizzate al benessere alimentare, stanno circolando sempre più informazioni, e molte le persone hanno intrapreso questa lotta al rispetto dell'uomo e per le vite di cui ognuno è destinato ad occuparsi, però non è abbastanza. Ciò che si può veramente fare, è pensare che il miglior modo di mangiare è lo stesso che faremmo con una persona così debole e malata che, al minimo boccone di cibo avvelenato, morirebbe nel giro di poche ore.

Detto ciò, non tutti i prodotti industriali sono veleni o prodotti con sostanze chimiche, anche se costano decisamente di più rispetto ai prodotti in voga sul mercato. Scegliere una filiera controllabile non solo dalle autorità, ma anche da noi stessi, conoscendo le persone e la loro storia, le loro tenute e poderi, è utile per garantirci un'immagine più chiara di ciò che è la filiera alimentare.

Un altro consiglio è quello di crearsi, dove è possibile, un ritaglio di terra per iniziare a coltivare le erbe aromatiche e farne largo uso in cucina, provando così nuovi sapori per gli alimenti, lasciando da parte un po' di quegli aromi artificiali che ci offre il mercato con ingannevole succulenza.