Le banane, così come le conosciamo, potrebbero essere a un passo dall'estinzione. A dirlo è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, sostenuta dagli studi di due distinti gruppi di ricercatori delle Università della California e di Washington.

Un killer silenzioso

Il silenzioso killer che sta sterminando migliaia di ettari di bananeti da oriente al centro America ha un nome, Tr4; un paese natale, la Malesia; e una data di nascita, il 1990, anno in cui per la prima volta fu identificato lo specifico genotipo Vcg 01213, responsabile dell’appassimento e della morte di centinaia di migliaia di alberi in Indocina.

Il 75 per cento circa di tutte le coltivazioni di banana nel mondo sono figlie di una sola pianta. A spiegarlo è Robert Dunn, professore di biologia dell’Università della Carolina del Nord nel suo libro Never out of season: how having the food we want when we want it threatens our food supply and our future. “Le banane che compriamo abitualmente nei negozi sono tutte cloni della stessa identica banana”. E questo perché le banane moderne non hanno semi, e vengono riprodotte per talea. Generando, ogni volta che ne viene piantata una nuova, un clone identico della pianta madre. Una scelta vincente per l’industria, che ha così frutti sempre identici, con identiche caratteristiche di maturazione, di grandezza, di dolcezza e di pastosità.

Ma anche con identiche debolezze. Come quella al Tr4.

La biodiversità perduta

Anticamente non era così, e di banane ne esistevano centinaia. Ma molte erano piccole, altre avevano semi enormi e coriacei, altre erano insapori: insomma, decisamente poco adatte a finire sui banchi dei mercati. Così, quando sul finire del 1800 la United fruit company (oggi Chiquita) decise di investire su un business allora tutto da sviluppare, decise di scommettere sulla Gros Michel, o, per gli americani del nord, la Big Mike: dolce come nessun’altra, profumata, resistente ai viaggi, e più grande delle nostre attuali banane.

Una vera delizia, insomma, tanto che fino al 1950 fruttò al colosso americano immense fortune. Salvo scomparire completamente dal mercato; tanto che oggi, a parte qualche anziano e qualche viaggiatore, nessuno può dire di averne mai assaggiata una.

E il perché è presto detto: quasi settant'anni fa una pandemia del fungo noto come Malattia di Panama fece sparire Big Mike dalla faccia della Terra.

Le piante di banano, allora come oggi, erano tutte figlie dello stesso albero: identiche fino all'ultima informazione genetica, e quindi tutte ugualmente predisposte a soccombere agli stessi agenti patogeni.

La storia di Cenerentola

Fuori dai giochi Big Mike, la United fruit scommise tutto sulla sorellina brutta: più piccola, meno saporita, ma inattaccabile dal fungo che era costato la pelle al fratellone. Di meglio non c’era e così la cenerentola delle banane, nota con il nome di Cavendish, divenne l’unica star del palcoscenico. E così come era stato per Big Mike, nuove piantagioni cominciarono a comparire ovunque nel mondo. Dopotutto la United fruit era un colosso senza pari, e la Cavendish, con lo stesso sistema di riproduzione per talea, venne messa a dimora dall'India a Sumatra, dal Brasile all'Africa. E tutto filò perfettamente liscio fino al 1990, quando il Tr4 fece la sua comparsa, rischiando di provocare ora una nuova estinzione di massa.