Il 2016 ha fatto registrare concentrazioni record di CO2 nell’atmosfera, le più elevate degli ultimi 800mila anni. Si tratta di dati gravissimi, che lasciano presagire un pericoloso innalzamento delle temperature, dalle conseguenze devastanti sul pianeta e sulle attività dell’uomo. A lanciare l’allarme, a pochi giorni dall’inizio della conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che si terrà a Bonn dal 6 al 17 novembre, è l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (World Meteorological Organization - WMO), organizzazione intergovernativa e agenzia dell’ONU che si occupa di meteorologia e studi sul cambiamento climatico.
Livelli simili di CO2 sono stati registrati 3-5 milioni di anni fa
Dai dati rilevati dalla WMO, raccolti nel rapporto annuale sugli effetti dei gas serra sulla Terra, emerge che nel 2016 il livello di CO2 nell’aria ha superato le 400 ppm (parti per milione) del 2015, raggiungendo quota 403,3 ppm, a fronte di un limite di sicurezza di 350 ppm. Si tratta di un’impennata preoccupante, con un aumento della quantità di CO2 presente nell’atmosfera nettamente superiore alla media degli ultimi 10 anni. Livelli analoghi di CO2 sono stati registrati l’ultima volta sul nostro pianeta tra i 3 e i 5 milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2-3 gradi superiore a quella attuale e il livello del mare era da 10 a 20 volte al di sopra di quello odierno.
A determinare l’innalzamento dei livelli di concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera, nel 2016, sarebbe stata una fatale combinazione di attività umane, a cui si è aggiunta la presenza di El Nino, il fenomeno climatico che periodicamente determina l’aumento della temperatura dell’Oceano Pacifico.
Gli scenari possibili
È noto che il rilascio incontrollato di gas serra nell’atmosfera ha avuto inizio con l’avvento dell’era industriale ed è intrinsecamente legato a fenomeni come la crescita demografica, la deforestazione e l’impiego di combustibili fossili quali fonti energetiche. La situazione è molto critica e si rischia di non riuscire a rispettare gli accordi di Parigi sul Clima del 2015.
Gli esperti, infatti, sottolineano che, anche se ponessimo immediatamente fine all’immissione di gas serra nell’atmosfera, occorrerebbero decine di anni per ripristinare valori di concentrazione di CO2 inferiori a quelli raggiunti nel 2016. Erik Solheim, direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’Ambiente, tuttavia, ammonisce che le soluzioni al problema esistono. Ciò che manca, piuttosto, è la volontà politica di fare un passo indietro ed evitare che il cambiamento climatico diventi incontrollabile e che la Terra si trasformi in un luogo sempre meno ospitale.