È ormai certo. Il riscaldamento globale renderà la terra inabitabile molto prima di quanto si pensi. La quantità di anidride carbonica emessa dai combustibili fossili e dallo scioglimento dei ghiacci sta aumentando il livello di gas serra presente nell'atmosfera terrestre a una velocità inedita nella storia dell'umanità.

Scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello del mare

Il problema dello scioglimento dei ghiacci significa, prima di tutto, innalzamento del livello del mare. L'intero Bangladesh sarà sommerso entro la fine del secolo. Miami farà la stessa fine e in Italia, entro lo stesso periodo, saranno a rischio 5500 km quadrati di fascia costiera, tra cui la laguna veneta, il golfo di Taranto, il golfo di Cagliari e il golfo di Oristano.

Un esodo di enormi dimensioni ci attende impreparati.

Il metano nel ghiaccio

Il cambiamento climatico è esponenziale. Il ghiaccio dell'artico contiene 1,8 trilioni di tonnellate di carbonio. Sono più del doppio di quello che circola attualmente nell'atmosfera. Lo scioglimento del permafrost significa il rilascio di questo carbonio, principalmente sotto forma di gas metano. Un gas che è, su scala centennale, 32 volte più potente come gas serra dell'anidride carbonica; 86 volte su scala ventennale.

Il limite dei 2 gradi

Così gli stati da qualche anno sono corsi ai ripari. Due gradi di riscaldamento globale sono il limite oltre il quale gli esperti prevedono la catastrofe e entro il quale la conferenza di Parigi del 2015 ha stabilito di mantenersi.

Il problema è che, nelle attuali condizioni, le proiezioni medie degli studiosi danno un aumento di 4 gradi per l'inizio del prossimo secolo; e le peggiori parlano di 8 gradi. Quello dei 2 gradi è, in altri termini, un obiettivo visto con scetticismo da parte della comunità scientifica. E gli specialisti sanno che nessun plausibile piano di riduzione delle emissioni può da solo evitare il disastro climatico.

Riscaldamento globale e produttività della terra

Il fatto è che i fronti di impatto del riscaldamento globale sono molti di più rispetto a quelli cui siamo abituati a pensare. La produttività della terra, per esempio, diminuisce di media del 10 per cento per ogni grado di aumento della temperatura. Più caldo significa meno terra da coltivare e meno cibo.

A questo si aggiunge il problema dell'acqua: si calcola che nel 2080 gran parte del mondo soffrirà di un permanente stato di siccità, europa mediterranea compresa.

Malattie congelate

L'artico contiene, inoltre, conservate nel ghiaccio, malattie che non circolano da milioni di anni. Malattie che la specie umana non ha mai conosciuto e per le quali il nostro sistema immunitario non ha la minima idea di come reagire. Per non parlare di vaiolo e peste bubbonica che, se anche più "familiari", non sono per questo più rassicuranti. Certo, non è detto che questi agenti patogeni sopravvivano al disgelo e prolifichino ma nessuno sa davvero come andrà a finire. Nel frattempo alcune malattie tropicali si sposteranno verso nord: la malaria, per esempio.

Che prolifera nel sud non solo perché la zanzara che la trasmette ha lì la propria residenza. Si sviluppa anche perché il parassita si riproduce dieci volte più rapidamente per ogni grado di temperatura in più dell'ambiente.

Il problema dell'ossigeno

Accanto all'acqua e alle malattie va messo poi l'ossigeno. La quantità crescente di anidride carbonica nell'aria che si respirerà nel non lontano 2100 porterà a una diminuzione del 21 per cento della capacità intellettiva umana. Gli uomini saranno, per farla breve, più stupidi. E anche le acque, che attualmente assorbono una buona parte di CO2, saranno sempre meno ossigenate. Le barriere coralline si ritireranno sempre di più. Grazie a tutto questo, il fenomeno delle zone morte marine aumenterà.

La morte del mare

Nel golfo del Messico sta già accadendo. Lì alcune zone sono particolarmente povere di ossigeno e vi si moltiplica una tipologia di microbi che le rende ancora più anosside. In questo modo i pesci che si nutrono di ossigeno muoiono e i batteri dannosi si moltiplicano ulteriormente innescando una reazione a catena. Queste acque malate si svilupperanno come veri e propri cancri marini destinati a uccidere il mare.

Incendi, recessione e conflitti

Il caldo aumenterà anche gli incendi. Più incendi significa più anidride carbonica nell'aria, che significa ancora più caldo, che significa ancora più incendi e così via. Per non dire dei diversi studi che correlano lo stress climatico alla recessione economica o al grado di conflittualità interna di un paese.

Elementi che mettono in luce che nessun problema, nemmeno il conflitto in Siria, si risolve senza una visione complessiva dei fenomeni naturali e sociali.

Spegnere i motori non basta

La questione è multidisciplinare e globale: scientifica, filosofica, politica, sociale. Un questione vitale che nessuno sa ancora risolvere. E di cui nessuno sa dire se la soluzione arriverà in tempo o troppo tardi. Quello che è certo è che, di questo passo, la vita sulla terra sarà destinata a finire ben presto. Anzi, è ancora peggio di così. Perché il fatto più inquietante è che siamo arrivati a un punto in cui spegnere i motori non basta più... Bisogna studiare e inventarsi qualcosa di nuovo! Speriamo solo che qualcuno abbia ancora voglia si studiare con questo caldo...