Negli ultimi decenni i cambiamenti climatici hanno determinato mutamenti radicali nel susseguirsi delle stagioni, facilmente evidenziabili nell'aumento di potenza delle precipitazioni, bufere ed uragani. Le piogge sono aumentate fino al 10% e un ulteriore innalzamento delle temperature non solo porterebbe l'incremento al 30% ma aumenterebbe anche la velocità del vento, anche di 25 nodi, ovvero più di 45 km orari. A dichiararlo è una ricerca californiana, condotta da studiosi del Laboratorio Nazionale “Lawrence Berkeley”, appena pubblicato su “Nature”.

Secondo i ricercatori che studiano i modelli climatici, il riscaldamento globale causerà un maggior numero di tempeste tropicali e uragani. Non è facile però determinare l'entità dell'influenza del clima sulle manifestazioni meteo, poiché gli uragani hanno di per sé una grande variabilità naturale e la loro osservazione è relativamente recente per poter essere accurata. È comunque evidente che l'innalzamento della temperatura abbia ingigantito la loro distruttività, la quantità di precipitazioni e la velocità dei venti.

Il team di studio ed il metodo utilizzato

A condurre lo studio sono stati la dottoressa Christina Patricola ed il dottor Michael Wehner: i due studiosi hanno riprodotto modelli di 15 cicloni tropicali che hanno avuto luogo nell'ultimo ventennio, tra cui i famigerati Katrina, Irma e Maria, studiandone per la prima volta i processi di convezione, solitamente non considerati.

Nelle successive simulazioni hanno sostituito ai parametri climatici comuni, quali la temperatura dell'aria e dei mari, l'umidità e la concentrazione di gas serra, quelli di un passato meno recente e quelli di un possibile scenario futuristico. Hanno cioè rimodellato un uragano, ad esempio Katrina, nel clima presente durante il periodo preindustriale e poi nelle nostre condizioni climatiche, calcolando le differenze e riuscendo a stabilire se esse dipendano o meno dalla presenza e dall'azione dell'uomo, ovvero il “riscaldamento antropogenico”.

L'analisi secondo un futuro scenario è stata invece resa possibile inserendo livelli crescenti di riscaldamento ed emissione di gas serra.

Un risultato preoccupante

Le simulazioni hanno mostrato che in futuro le precipitazioni rischierebbero un aumento dal 15 al 35%, ed il vento incrementerebbe la sua velocità fino a toccare i 45 chilometri all'ora, che comporterebbe un aumento della sua rapidità negli uragani dai 18 ai 28 chilometri orari.

Il raffronto con la potenza dell'uragano Sandy del 2012, che raggiunse punte massime di velocità di 185 chilometri orari, può dare un'idea delle catastrofi che i venti potranno causare.

L'urbanizzazione influenza le precipitazioni poiché altera la temperatura del suolo causando moti di aria atmosferica che determinano precipitazioni violente. La copertura del territorio con asfalto e cemento esalta l'innalzamento della temperatura del suolo, aumentando il rischio di inondazioni da uragani. Di contro, la rinaturalizzazione delle aree incolte e degradate, la gestione intelligente di aree agricole e il ripristino di zone umide porterebbero all'aumento di stoccaggio del carbonio nel suolo, evitando che si diffonda nell'atmosfera sotto forma di anidride carbonica.