Alle spalle circa 210 miliardi di sofferenze a livello di sistema bancario nel suo complesso (la quota dei prestiti in sofferenza sul totale dei prestiti erogati risulta pari al 14%), una possibilità di accesso al mercato che si prospetta essere sempre più limitata per quel che concerne il futuro, nel mezzo un presente a dir poco preoccupante, con l’attuale ammontare di sofferenze che al netto della riserva di cassa e dei collaterali assorbe ancora il 20-90% del patrimonio netto tangibile dell’universo bancario: questo il quadro del sistema creditizio nazionale dipinto dai dirigenti della Morgan Stanley, la storica banca d'affari con sede a New York City.

Uno status quo allarmante quello dipinto dagli americani: il fatto che le banche italiane abbiano accesso limitato al mercato rende per loro molto difficile riequilibrare il rapporto prestiti su depositi che a breve, stando alle ultime stime, toccherà quota 108%, un livello che comporterà necessariamente un’ulteriore diminuzione dei prestiti per un lungo periodo. A ciò va aggiunto che il rendimento delle attività nette è depresso dall’elevato ammontare di accantonamenti e dagli altissimi costi strutturali, col risultato che gli istituti di credito nostrani dispongono di risorse minime da impiegare per la compensazione di potenziali shock e la ricostruzione di ulteriore capitale.

Poichè il settore bancario italiano è ancora fortemente diffuso sul territorio la Morgan Stanley propone come via da seguire quella delle ristrutturazioni, cosa che porterebbe ad un incremento della redditività; la banca statunitense ha infatti stimato che la riduzione dei costi per l'equivalente del 2% dei prestiti per tutte le banche migliorerebbe i rendimenti di circa 90-460 punti base. Ciò che la Morgan Stanley non ha sottolineato è che il sistema bancario italiano  deve fronteggiare l’impatto sociale derivante da una riduzione del 16% degli sportelli bancari, decremento che reca naturalmente in dote quello del personale a disposizione.

Dopo la relazione presentata ad inizio settembre dalla Banca d’Italia e dalla quale si evincevano sofferenze per oltre 5 miliardi con riferimento al primo semestre del 2012 lo scenario non appare dunque mutato, anzi stando alla previsioni realizzate dalla Banca statunitense la congiuntura rischia di peggiorare ulteriormente.