Sembrerebbe che anche il “mestiere più antico del mondo” viva oggi un periodo di profonda crisi riconducibile all'effetto dell'impoverimento generale e alla presenza di prostitute provenienti da paesi con economie povere che abbassano i prezzi delle prestazioni sessuali.

Questa è la denuncia che Carla Corso, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha lanciato attraverso l'intervista di Klaus Davi su KlausCondicio nei giorni scorsi. La Corso ha identificato le principali concorrenti delle tradizionali prostitute nelle ragazze provenienti dai Paesi più poveri, che abbassano le tariffe anche di dieci volte rispetto alla media pur di non perdere clienti.

La schiera delle lavoratrici del sesso low cost vede anche delle nuove protagoniste inaspettate: si tratta di casalinghe e studentesse che, per fronteggiare la crisi, si concedono per lo più per pratiche voyeuristiche via webcam o social network. Non sembrano – stando alla ricostruzione del mercato fatta dalla Corso – risentire della generale involuzione dei consumi, invece, trans e travestiti. È un settore che “continua ad essere florido perché la tipologia del cliente che ricorre a questa prostituzione non è disposta a rinunciare a un certo tipo di prestazione", ha affermato la Corso.

In Italia lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione sono illegali sin dall'entrata in vigore della famosa legge Merlin del 1958, ma il fenomeno non ha mai conosciuto il declino.

Sono tantissime le “professioniste” che, in barba alla norma, operano in casa. Si stima che il volume d'affari generato dall'intero settore sia pari a 5 miliardi di euro all'anno e coinvolga circa 200 mila persone.  Se da sempre il mercato legato al sesso (vedi anche pornografia, sexy shop e call center erotici) è più florido di altri, non sarebbe il caso di fissare norme di diritto e di dovere per chi esercita questa professione (economiche, sanitarie e fiscali)  anche al fine di ridurre la percentuale di reati e malattie ad esso collegate?

In una fase economica così critica, forse sarebbe il caso di ricavare soldi da un mercato che esiste già.

La crisi tocca anche le tariffe delle prostitute

Il sindacato delle prostitute denuncia l'abbassamento dei prezzi delle prestazioni a causa della troppa concorrenza di studentesse alla ricerca di facili guadagni.

 

Sembrerebbe che anche il “mestiere più antico del mondo” viva oggi un periodo di profonda crisi riconducibile all'effetto dell'impoverimento generale e alla presenza di prostitute provenienti da paesi con economie povere che abbassano i prezzi delle prestazioni sessuali.

 

Questa è la denuncia che Carla Corso, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha lanciato attraverso l'intervista di Klaus Davi su KlausCondicio nei giorni scorsi. La Corso ha identificato le principali concorrenti delle tradizionali prostitute nelle ragazze provenienti dai Paesi più poveri, che abbassano le tariffe anche di dieci volte rispetto alla media pur di non perdere clienti.

 

La schiera delle lavoratrici del sesso low cost vede anche delle nuove protagoniste inaspettate: si tratta di casalinghe e studentesse che, per fronteggiare la crisi, si concedono per lo più per pratiche voyeuristiche via webcam o social network. Non sembrano – stando alla ricostruzione del mercato fatta dalla Corso – risentire della generale involuzione dei consumi, invece, trans e travestiti. È un settore che “continua ad essere florido perché la tipologia del cliente che ricorre a questa prostituzione non è disposta a rinunciare a un certo tipo di prestazione", ha affermato la Corso.

 

In Italia lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione sono illegali sin dall'entrata in vigore della famosa legge Merlin del 1958, ma il fenomeno non ha mai conosciuto il declino. Sono tantissime le “professioniste” che, in barba alla norma, operano in casa. Si stima che il volume d'affari generato dall'intero settore sia pari a 5 miliardi di euro all'anno e coinvolga circa 200 mila persone. Se da sempre il mercato legato al sesso (vedi anche pornografia, sexy shop e call center erotici) è più florido di altri, non sarebbe il caso di fissare norme di diritto e di dovere per chi esercita questa professione (economiche, sanitarie e fiscali) anche al fine di ridurre la percentuale di reati e malattie ad esso collegate? In una fase economica così critica, forse sarebbe il caso di ricavare soldi da un mercato che esiste già.