L'obesità che colpisce i bambini americani, ma anche quelli italiani, potrebbe avere tra le sue cause l'esposizione continuata a una sostanza contenuta nella plastica e nelle confezioni di cibi in scatola. Sotto accusa, ancora una volta il bisfenolo A, che è già stato legato a un possibile aumento dei rischi di una serie di patologie, e per questo eliminato dagli ingredienti impiegati nella produzione di prodotti per la prima infanzia, dopo essere stato per tanto tempo sotto inchiesta da parte delle organizzazioni scientifiche mondiali della sanità.

La nuova ipotesi emerge dai risultati di uno studio dell'università della Pennsylvania che ha analizzato tra il 2003 e il 2008, 2800 ragazzini di età compresa tra i 6 ed i 19 anni. Dai test condotti sui giovani volontari è emerso che la presenza nelle urine di bisfenolo A era un fattore indicativo di una più alta probabilità di obesità.

I test non hanno potuto provare una relazione di causa ed effetto precisa ma il rapporto, pubblicato su Jama, spiega che i bambini con i livelli più alti di bisfenolo A nelle urine hanno mostrato un rischio doppio di essere obesi rispetto ai ragazzini con poche tracce della sostanza nelle urine. Nello specifico il 22% dei ragazzini con il tasso più alto di bisfenolo A era obeso, contro il 10% dei bambini con i livelli inferiori della sostanza.