La notizia arriva dal settore di medicina preventiva ed è di quelle che hanno realmente del sensazionale. La sindrome di Down può essere combattuta e le persone affette da questa menomazione potranno in futuro non esserci più. Basterebbe infatti un semplice prelievo di sangue da praticare alla futura mamma, anche durante i primi stadi di gravidanza, per far si che l’equipe sia in grado di prevedere se il bambino è affetto o meno da sindrome di Down.

Questo il sistema messo a punto da un gruppo di medici del King's College Hospital di Londra che  ne ha studiato gli effetti su 2.049 donne nella dodicesima settimana di gravidanza e pubblicato, poi, nei giorni scorsi, i risultati sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology.

Si tratterebbe, secondo i ricercatori, di un metodo di indagine molto semplice: le cellule del Dna del bambino vengono analizzate attraverso il sangue materno e vengono ricercate prove di anormalità cromosomiche che sono alla base della sindrome di Down e di altre malattie genetiche.

Il test, battezzato Harmony, ha una percentuale di falso positivo pari allo 0,1%, molto inferiore a quello dei metodi tradizionali come villocentesi, amniocentesi e translucenza nucale che è del 4,5% come spiegano i ricercatori e, rispetto ai metodi tradizionali riduce il rischio di aborto.

Se la ricerca otterrà il riconoscimento finale è possibile che Il metodo potrebbe essere adottato dal sistema sanitario inglese già a partire dal 2017 e, nel solo Regno Unito, potrebbe salvare 300 bambini ogni anno.

La speranza è che anche i ricercatori italiani possano approfondire questa notizia per introdurre i criteri di sperimentazione anche  da noi contribuendo alla soluzione che attanaglia molte famiglie che si sono ritrovate ad allevare bambini con la sindrome di Down.