Il 2012 nella politica internazionale ha portato nuovi sviluppi con cambi di leadership avvenuti, altri oramai prossimi, crisi economiche sventate e tendenze di transizioni già avviatesi ma lunghe a concludersi. La ribellione in Siria è divenuta guerra civile tra il regime al potere di Assad e le forze dei rivoltosi che vogliono abbatterlo a ogni costo. Un conflitto che vede in contrapposizione per interessi geopolitici  da una parte l’asse dei paesi sunniti appoggiato dall’Occidente, che auspica la caduta di Assad; dall’altra parte l’asse formato da Iran e Russia che in quella zona hanno l’unica base navale e per questo inviano soldi e armi al presidente siriano.

Le forze armate siriane perdono controllo e terreno ma restano ugualmente temibili, mentre politicamente un eventuale intervento USA sul terreno sarebbe giustificato solo da motivazioni umanitarie.

L’America ha scelto di rieleggere Obama presidente, ma secondo FMI e le agenzie internazionali di rating deve fare di più in tema di risanamento fiscale (si veda Fiscal Cliff). E’ da menzionare il disastroso attacco al consolato USA a Bengasi, dove la sicurezza alla missione diplomatica è stata inadeguata, a causa della mancanza di leadership e di problemi sistemici nel Dipartimento di Stato e con l’ex segretario di stato americano, accusato di avere ignorato le richieste dell’ambasciata di Tripoli per una maggiore protezione.

Si ricordano anche le dimissioni del capo CIA David Petraeus per lo scandalo della relazione extramatrimoniale con la sua biografa. Gli Stati Uniti hanno ripreso a crescere in termini di occupazione e mantengono l’indirizzo politico di preferire il dialogo piuttosto che aprire nuovi conflitti armati. Si va verso un ritiro totale delle truppe dai vecchi scenari di guerra entro il 2014.

Il passaggio delle consegne alla nuova generazione di leader in Cina è segnato da fatti discussi dall’opinione pubblica che hanno scosso il partito e modificato gli equilibri tra le fazioni e il Congresso del Partito Comunista Cinese. La Cina ha cambiato leader con un nuovo Presidente della Repubblica Popolare Cinese e un nuovo Premier ma rimane incerto se vorrà intraprendere un percorso più marcatamente democratico.

La situazione tra questo paese e il Giappone resta tesa poiché continua a rivendicare la sovranità su isole vicine.

Il 2102 è stato caratterizzato in Egitto dalle elezioni del presidente Morsi e dalle sue contestate decisioni che hanno aumentato i dubbi su un processo democratico inceppato, anche se il referendum sulla nuova Costituzione del paese ha sancito il cambiamento della Carta Costituzionale, pur con il timore nell’opinione pubblica che l’impianto in prevalenza islamico si disinteressi dei diritti della minoranza. La “primavera araba” è divenuta una stagione lunga e imprevedibile.

In America Latina Chávez, lo storico presidente, è malato ed è stato da poco rieletto. La sua salute è preoccupante e non può giurare per il suo nuovo mandato; il futuro di Caracas in termini di decisioni future da assumere non è chiaro agli osservatori.

Nel 2012 l’Unione Europea ha lottato contro la sua disgregazione economica e monetaria per la fragilità mostrata da paesi quali Grecia, Spagna, Italia e adesso la Francia. Tuttavia le scelte del governatore della BCE Draghi e l’uso di strumenti comunitari (Fondo Salva Stati, Unione Bancaria) hanno permesso di evitare lo scenario peggiore. L’Ue ha ricevuto il premio Nobel per la pace, onorificenza che vuole premiare il contributo dato per oltre 60 anni dall’Unione d’Europa alla promozione della pace e riconciliazione della democrazia e dei diritti umani.